La Milizia dell’Immacolata-Marche ha organizzato un week-end di spiritualità in questo periodo quaresimale, un tempo forte del nostro cammino cristiano, un tempo di conversione nel quale possiamo guardarci dentro per vedere la nostra autenticità nella sequela di Gesù … ma un tempo in cui possiamo incontrare la Misericordia del Padre attraverso Gesù, attraverso la guida della nostra Mamma Celeste.

Nel nostro week-end di spiritualità siamo stati guidati da Emanuela Sponda Missionaria dell’Immacolata PK, la quale ci ha suggerito di riflettere sul tema “Misericordia è il nome di Dio: servire facendosi come Lui”.

I nostri gruppi hanno dato una buona risposta alla proposta di trascorrere insieme due giorni di intensa contemplazione in preghiera e fraternità.

In tutto hanno partecipato 30 persone

Sabato 27 Febbraio ci siamo ritrovati nell’Istituto Salesiano, luogo in cui abbiamo dimorato, e dopo la nostra sistemazione, ci siamo ritrovati nella sala delle conferenze dove il Presidente Regionale Giovanni Gentilini ha ringraziato tutti i presenti, sottolineando l’importanza di questo momento formativo – spirituale, soprattutto, per coloro che hanno la responsabilità di curare un gruppo M.I., nella propria realtà parrocchiale.

La parola passa poi a p. Sergio Cognigni, Nostro Assistente spirituale, il quale ricorda a tutti i presenti due cose importanti:

1)      In questo anno associativo stiamo vivendo un momento molto significativo, ovvero, l’Anno Giubilare della Misericordia, nel quale siamo chiamati a buttare le basi per il 3° millennio e a fare scelte chiare e determinate come consacrati a Maria;

2)      Siamo qui a Loreto, nella Santa Casa di Maria dove è avvenuta l’Annunciazione e l’incarnazione della Parola, e questo ci deve far rifocalizzare l’attenzione sulla famiglia e sulla Verità della Parola di Dio, in particolare in questo nostro tempo difficile, in quanto è presente un disorientamento valoriale che incute una paura profonda verso il futuro … non siamo più capaci di guardare verso il futuro, il quale ci sembra una mera chimera.

A questo punto prende la parola Emanuela Sponda, la quale ringrazia tutti per la risposta che abbiamo dato di fronte all’invito a partecipare a questo momento di forte comunità e condivisione, ricordandoci che questo momento lo ha voluto l’Immacolata e a Lei non si può dire di no! La condivisione è fondamentale nel nostro cammino di fede, la quale è una ricchezza per ognuno di noi.

La Misericordia, tema centrale del nostro incontro, è un’espressione dell’amore di Dio e noi militi siamo chiamati a manifestarlo all’interno dei nostri gruppi. Ma per trasmettere la Misericordia dobbiamo sperimentarla per primi nella nostra vita e nel nostro cammino cristiano, dobbiamo immergerci nell’amore misericordioso del Cristo, per poi donare lo stesso al fratello che incontriamo.

Emanuela ci illustra il programma della giornata e ci informa che il nostro lavoro sarà incentrato sulla riflessione della Parola di Gesù, partendo dall’analisi di tre Sue parabole:

1)      Parabola del buon pastore;

2)      Parabola della dramma perduta;

3)      Parabola del padre misericordioso.

Papa Francesco ci invita a contemplare la Misericordia e, il volto di essa, è Cristo. Egli ci sollecita ad imitare Gesù nella Misericordia, la quale ci aiuta ad entrare in relazione con l’altro e a condividere la vita insieme.

La Misericordia di Dio non si incontra solo nella riconciliazione, ma in ogni aspetto della storia umana, in quanto essa è la natura stessa di Dio.

Misericordia è generazione.

Il termine Misericordia deriva da due parole:

1)      Utero;

2)      Grembo;

perché noi siamo dentro la Misericordia del Signore … la Misericordia è generativa perché noi siamo nati da lì, infatti, quando sperimentiamo la stessa ci sentiamo a casa

La Misericordia può essere intesa in due modi:

1)      Misericordia come generazione perché nasciamo da essa, in essa;

2)      Misericordia come rigenerazione quando sperimentiamo la riconciliazione

Nella Genesi Dio dice ad Adamo “ Dove sei? Ti sto cercando … “ Dio ci cerca e tutta la storia dell’umanità è segnata dalla continua ricerca dell’uomo da parte del Signore.

Dio è al tempo stesso padre e madre e, come una madre, ci ama e ci nutre senza mai dimenticarsi di noi … se una madre umana può dimenticarsi del proprio figlio, Dio non lo farà mai!

A questo punto prendiamo in visione un video di Papa Francesco, nel quale egli sottolinea che l’uomo non può trovare la pace senza incontrare Dio, per cui nel suo cammino è chiamato a chiedere in preghiera la capacità di non giudicare mai l’altro, ma di mostrare sempre il volto della Misericordia … in fondo chi siamo noi per giudicare? Gesù nel Vangelo ci invita ad essere misericordiosi come il Padre suo. Mentre , nell’AT, Dio ci invita ad essere santi come lui è Santo … la santità sta nella capacità di incontrare il fratello … nell’aprire le porte del nostro cuore all’altro.

Il volto della Misericordia è Gesù e San Massimiliano Maria Kolbe ci ricorda che attraverso Maria possiamo generare Gesù dentro di noi.

Maria è colei che dà carne alla Misericordia, ed è colei che la porta nel suo grembo e la proclama attraverso il Magnificat. Noi militi possiamo attingere in Lei la capacità di essere misericordiosi.

Lo stesso S. Paolo affermava che attraverso la fede Dio abita in noi, sperimentando così in il Suo amore misericordioso nella quotidianità che viviamo.

Papa Francesco si pone una domanda “Che cos’è la fede?”… la fede è dilatare i cuori verso gli orizzonti di Dio … così anche noi possiamo portare la Misericordia di Dio al nostro fratello … riempendoci d’amore divino diventeremo generatori di vita per l’altro.

A questo punto prendiamo visione di un video di Roberto Benigni, il quale afferma che il problema cruciale della storia umana è amare … amarsi. Affrettiamoci ad amare perché un giorno saremo proprio giudicati sulla base di come abbiamo amato. L’amore combacia con la felicità, la quale ci è stata donata da sempre … dobbiamo essere felici, ritrovare la felicità cercando di cogliere la vita, piuttosto che vivere con la paura di morire. Dobbiamo dire di Sì alla vita, la quale è un mistero che va accolto senza tanti perché o per come.

Emanuela ci ricorda che anche padre Kolbe parlava di felicità, lui desiderava che tutta l’umanità fosse felice in Dio, partendo proprio da noi stessi … noi siamo chiamati ad essere testimoni della gioia dell’essere figli di Dio.

In questi due giorni di ritiro, noi dobbiamo passare dal sentir parlare di Misericordia a sperimentare la stessa, prima nella nostra vita per poi testimoniarla al nostro fratello.

La felicità è trovare il senso della propria chiamata, la quale è una missione da vivere pienamente. Noi dobbiamo essere consapevoli che tutto di noi, buono o imperfetto che sia, è espressione della Misericordia di Dio … lasciamoci amare da Lui.

Oggi analizzeremo le parabole di Gesù, attraverso le quali Egli parlava a coloro che credevano di essere giusti, solo perché conoscevano la Parola (Scribi) o la mettevano in pratica in modo rigido (Farisei), senza però far entrare Gesù nella loro vita. Noi facciamo entrare Gesù nella nostra vita … facciamoci cambiare con il Suo profondo amore misericordioso.

 

Terminata l’introduzione al lavoro che andremo a vivere in questi due giorni, ci accingiamo a vivere l’Eucarestia, momento fondamentale nella nostra vita cristiana, nel quale ci nutriamo del corpo e dell’amore di Cristo che si è donato per noi.

Nell’omelia p. Sergio Cognigni sottolinea proprio questo aspetto, cioè che nell’Eucarestia Gesù si fa “mangiare” da noi per nutrirci della Sua Misericordia.

 

Inoltre, ci fa riflettere su due aspetti:

1)      Nel suo ministero Gesù incontrando Nicodemo, gli dice che se vuole entrare nel Regno di Dio deve rinascere, ma lui chiede come sia possibile ritornare nel grembo materno. Qui ci riallacciamo al concetto della Misericordia intesa come utero, grembo dal quale tutti siamo nati … perché la nostra nascita è stata un atto di Misericordia di Dio verso l’uomo. Noi per rinascere dobbiamo ritornare nel grembo della nostra comunità, cioè la Chiesa e, come militi, dobbiamo ritornare al fulcro della Milizia dell’Immacolata … i nostri gruppi devono divenire il grembo dove le persone possono attingere l’amore di Dio;

2)      Gesù ci invita a non giudicare, ma a mostrare la Misericordia del Padre. Noi militi non dobbiamo mormorare, giudicare, bensì siamo chiamati ad accogliere tutti con amore misericordioso … incondizionatamente. Allora, siamo misericordiosi … i nostri gruppi siano la manifestazione della Misericordia di Dio … questo è l’obiettivo e il desiderio di Maria.

Al termine della S. Messa, abbiamo vissuto un momento di convivialità insieme

Nel primo pomeriggio abbiamo vissuto un momento intenso di preghiera, nel quale abbiamo recitato il Santo Rosario, mentre percorrevamo a piedi il tragitto per arrivare alla Santa Casa di Loreto, per fare il percorso della Misericordia previsto dal Giubileo. All’interno della Basilica abbiamo rinnovato il nostro Sì a Maria, le abbiamo affidato tutti i gruppi M.I. delle Marche. Non solo, ma come padre Kolbe , le abbiamo affidato tutti coloro che sono lontani dalla fede, che vivono nel peccato perché Maria tocchi i loro cuori e li converta.

Rientrati dal cammino giubilare, ci siamo riuniti nuovamente nella sala conferenze per dare il via alla parte centrale del nostro lavoro: l’analisi delle parabole di Gesù.

Inizialmente abbiamo pregato lo Spirito Santo perché ci illumini nel corso delle nostre riflessioni.

Emanuela ci ricorda che Gesù ci invita ad essere misericordiosi e, come militi, noi siamo chiamati a mostrare misericordia a coloro che partecipano alle attività del nostro gruppo.

Noi animatori dovremo chiederci “ Come possiamo essere dei buoni pastori?” , “Come possiamo ritrovare la dramma perduta?”, “ Come possiamo essere padri misericordiosi?”.

Oggi il nostro obiettivo è riflettere, aiutandoci con le parabole di Gesù, riflettere su queste domande per cercare una risposta autentica e concreta.

Tre militi hanno dato la loro disponibilità per donarci degli imput sui quali fare delle meditazioni costruttive. Le parabole sono state esaminate seguendo il seguente ordine:

1)      Parabola del buon pastore che sfida il deserto presentata da Annarita Cespi presidente della M.I. di Tolentino:

Gesù con questa parabola vuole farci comprendere che Dio ama tutti, è Padre di tutti. Egli ha donato il suo amato Figlio singolarmente per ognuno di noi … se noi smarriamo la strada Lui soffre e se torniamo gioisce immensamente. Noi, come Lui, siamo chiamati a preoccuparci per i nostri fratelli che vivono nel peccato, il nostro padre fondatore ci insegna che tutta la nostra vita deve essere vissuta ricercando il fratello perduto. Il pastore sfida il deserto per ricercare la pecora, per fare questo rischia la propria vita, ma lui la libera. Siamo consapevoli che per aiutare il nostro prossimo dobbiamo mettere a rischio la nostra vita? Che possiamo sbagliare? Noi siamo chiamati a far sentire tutti amati … di fronte alle difficoltà presenti nella relazione con l’altro siamo in dovere di spogliarci di noi stessi e di rivestirci di umiltà per poter risolvere ogni frattura. Allora chiediamo a Maria di essere umili e miti.

2)      Parabola della donna che perde la dramma presentata da Rossella Petroselli presidente M.I. di Osimo:

in questa parabola Gesù ci parla di una donna che aveva dieci drame, ne perde una e si impegna a ricercarla e quando la trova fa festa con le amiche. Dio è come questa donna, non vuole che nessuno si perda, ma se accade cercherà sempre chi si è perduto. Lui ama tutti specialmente chi è lontano. Nella sua vita Gesù mangia con i peccatori, parla con la donna adultera, tutto questo per farci capire che ama tutti, in particolare i miseri. Noi militi dobbiamo sempre lottare per la Parola di Dio … siamo chiamati a cercarlo sempre in ogni momento della nostra vita … se ci sentiamo peccatori indegni, dobbiamo pensare che Lui ci ama teneramente.

3)      Parabola del padre misericordioso presentata da Beniamino Marinozzi milite del gruppo M.I. di Ancona:

questa parabola parla di ognuno di noi … è attuale. In essa Gesù illustra una famiglia divisa, il giovane è stanco e vuole andarsene di casa, mentre il figlio grande è chiuso nella sua superbia e non apprezza né il fratello minore né il padre. Ma Dio, entrando nella nostra vita, ci fa sperimentare la Sua Misericordia … ci fa uscire da noi stessi e diventare un dono per l’altro. Ognuno di noi dovrebbe chiedersi come può manifestare la Misericordia di Dio nella sua vita come padre, come madre, come figlio, ecc. L’uomo per assaporare la misericordia deve guardare e riconoscere i propri peccati, vestirsi di umiltà, uscire da se stesso. Nella reciprocità Dio ci fa sentire amati e a nostra volta ci sentiamo spinti ad amare il fratello con la stessa intensità. Allora cerchiamo di coinvolgere di più nella nostra quotidianità Gesù.

Emanuela sottolinea come, con queste parabole, Gesù intende farci comprendere che l’amore è paziente, faticoso, ricerca sempre l’altro e aspetta.

Terminate queste brevi riflessioni sulle parabole di Gesù, ella, ci divide in tre gruppi ognuno dei quali ha il compito di fare delle riflessioni su una delle parole ascoltate. Nel corso del lavoro, su tre fogli diversi, dobbiamo rispondere a tre domande: “ Quando non sono un buon pastore?”, “ Quando sono un buon pastore?”, “ Quale passo in più posso fare per divenire un buon pastore?” Le prime due verranno analizzate oggi stesso, l’ultima nella mattinata di Domenica, dopo di che ci sarà la condivisione dei lavori svolti.

Prima di iniziare i lavori di gruppo, abbiamo vissuto un momento di Adorazione Eucaristica, per farci aiutare da Gesù nel giungere a risposte costruttive per ognuno di noi, utili sia nella vita di gruppo che nelle altre realtà nelle quali il Signore ci chiama.

Terminate le attività, abbiamo vissuto momenti di convivialità e fraternità.

Nella giornata di Domenica 28 Febbraio abbiamo iniziato la mattinata con la recita delle Lodi mattutine, al termine delle quali, Emanuela ci ricorda che il Padre si prende cura di ogni sua creatura e riversa il Suo amore sulle nostre vite e sulle nostre miserie. Noi non dobbiamo avere paura della chiamata di Dio e, se ne abbiamo, dobbiamo pensare che essa sia un’emozione normale perché la richiesta che ci viene rivolta parte dal divino, ma Egli non ci lascerà soli, ma ci darà la forza di rispondere alla stessa con gioia e in modo adeguato. Tutti noi siamo peccatori e miseri, ma Dio ci ha scelti perché si rivelasse che tutto viene dalla Sua potenza. La preghiera e la comunità è il nostro “roveto ardente”, cioè il punto di incontro tra la nostra umanità e Dio. L’umanità e il divino si incontrano nel sacrificio di Cristo e noi militi incrociamo il divino nella realtà dei nostri gruppi.

Papa Francesco afferma che ogni essere umano ha il diritto di trovare la sua oasi di pace, per permettere questo dobbiamo sentirci provocati dal grido di aiuto del nostro fratello … il suo grido deve divenire il nostro, così da abbattere l’indifferenza.

Don Tonino Bello asseriva” … dobbiamo farci scavare gli occhi dalle lacrime della sofferenza dell’altro …”; lo stesso padre Kolbe è attualissimo quando ci dice che dobbiamo essere la tenerezza della Madre nel rapporto con l’altro.

Ognuno di noi può divenire un’oasi di pace per le persone che entrano nei nostri gruppi M.I. e nella nostra vita.

A questo punto ci trasferiamo tutti nella sala conferenze per ultimare i lavori e per condividerne i frutti.

Nel momento della condivisione, inizia la presentazione del proprio lavoro il gruppo di Cinzia Castellani, il quale doveva rispondere alle domande sopra esposte partendo dalla riflessione sulla parabola della dramma perduta.

Il gruppo ha delineato dei punti su cosa si potrebbe fare per divenire buoni animatori, una volta usciti da questo incontro formativo e di preghiera:

1)      Uscire da se stessi, dal proprio egoismo;

2)      Mettersi all’ascolto della Parola di Gesù, attraverso l’Adorazione, l’Eucarestia e la preghiera;

3)      Andando verso i propri fratelli, affidandoli a Gesù e a Maria, soprattutto, quelli che sono lontani dalla fede, cercando di aprirsi ad ognuno di loro, facendoli sentire amati nella loro unicità;

4)      Il nostro gruppo M.I., le realtà nelle quali ci troviamo (lavoro, famiglia, ecc.) devono divenire oasi di Misericordia per i nostri fratelli, solo così potremo essere veri strumenti nelle mani di Dio.

Successivamente, condividiamo il lavoro del gruppo di Antonella Salvucci, il quale ha tratto degli spunti di riflessione partendo dalla parabola del padre misericordioso, giungendo alle seguenti conclusioni:

1)      Noi militi dobbiamo partire dalla CONSAPEVOLEZZA della nostra povertà, soprattutto, rispetto al mandato che ci è stato affidato;

2)      RISPETTO per tutte le persone che Dio ci pone sul nostro cammino a partire da quelle più vicine della nostra famiglia;

3)      Vivere lo STUPORE dei doni che Dio ci fa nella vita quotidiana … accorgerci di tutto ciò che abbiamo e che è segno dell’amore del Signore per noi;

4)      Fissare lo sguardo su MARIA solo così possiamo riuscire ad abbattere l’indifferenza;

5)      IMPEGNARSI e AFFIDARSI perché solo con l’Immacolata possiamo divenire imitatori di Cristo Gesù.

Infine, hanno condiviso il lavoro, il gruppo di Massimo Bravi, il quale basandosi sulla parabola del buon pastore, è giunto alle seguenti considerazioni:

1)      Il buon pastore esce per amore ( come Mosè accetta la chiamata di Dio nell’Esodo), per una MISSIONE;

2)      Nella circolarità dell’amore noi siamo chiamati ad AFFIDARCI al Signore, a rispondere alla VOCAZIONE che Lui fa scaturire nel nostro cuore, a ROMPERE LE ABITUDINI che ci rendono sterili e ad aprirci all’ASCOLTO dell’altro e a tutto ciò che esso ci porta, le sue ferite, i suoi bisogni … senza paura;

3)      Tutto questo è reso possibile da Dio il quale ci dà forza e nutrimento per portare avanti la missione che ci ha affidati.

Terminata la Tavola Rotonda, Emanuela ci fa notare che ci sono state parole ricorrenti in tutti e tre i lavori:

1)      Fidarsi e affidarsi a Dio per essere capaci di svolgere il compito che Lui ci ha assegnato;

2)      Ritornare a rigenerarci attraverso la preghiera e la riconciliazione con l’amore di Dio, per riempire il nostro cuore, per poi poterlo donare all’altro.

 

Tutti noi militi dovremo riacquistare la semplicità della relazione nella quale poter mettere a frutto i nostri talenti e far uscire quelli degli altri, dando a tutti la possibilità di far parte in modo attivo al progetto di salvezza di Dio. Allora, come San Massimiliano Maria Kolbe, siamo chiamati a mettere passione e a coinvolgere gli altri per condividere un sogno … quello di portare tutti a Gesù attraverso Maria.

Emanuela ci lascia tre verbi da ricordare nel nostro apostolato:

  • Condividere sostituendolo al verbo avere, non serve a niente avere tanti doni se non li si condivide per un bene comune;
  • Scendere piuttosto che salire per poter combattere la nostra inclinazione malvagia di sentirci superiori o migliori dell’altro;
  • Servire piuttosto che comandare, lo stesso Gesù si fece l’ultimo dei servitori, in modo che sotto di Lui non ci fosse nessuno e potesse elevare gli altri, farli sentire amati e speciali.

 

Il nostro padre fondatore San Massimiliano Maria Kolbe ci ricorda che l’Immacolata desidera esprimere attraverso di noi la Misericordia di Dio, perché ci ha scelti per questo è un mistero del Suo amore.

Prima di concludere il nostro incontro, p. Sergio Cognigni, ci ricorda che Papa Francesco ha indetto l’Anno Santo della Misericordia perché siamo in un tempo di profondi cambiamenti e, lo ha inaugurato l’8 Dicembre, giorno dell’Immacolata perché Lei ha un ruolo importante nella realizzazione degli stessi. Noi come militi siamo chiamati a guardare avanti con fede e coraggio.

Egli ci trasmette queste parole, per prepararci ad un cambiamento che avverrà nella Milizia dell’Immacolata delle Marche, in quanto a causa dell’unificazione delle province, entro Giugno del 2016 verrà trasferito nella Curia Provinciale a Foligno, per cui non potrà essere presente nei nostri gruppi come oggi. Non dobbiamo avere paura … Maria ha un ruolo essenziale nella salvezza e noi come militi siamo chiamati a stare in prima linea per “combattere” con Lei, qualunque cosa accade o cambiamento che avvenga.

Conclusa la parte formativa, ci siamo recati in Cappella per vivere insieme la Santa Messa in questa terza Domenica di Quaresima.

Nell’omelia padre Sergio Cognigni, riferendosi alla pagina del Vangelo odierno, ci rammenta che c’è stato un tempo in cui “ il fico non ha portato frutto”, ma la Madonna ha chiesto a Dio di avere pazienza per vedere se ci possono essere persone volenterose per far crescere i frutti tanto attesi.

Papa Francesco nella sua Enciclica fa notare che il disastro ambientale parte da un mancato progetto, da un mondo che non ha un obiettivo e non sa dove andare e cosa fare.

Il Signore chiede a noi militi di andare a convertire coloro che rinnegano Dio e che, per tale motivo, sono causa di tanto male … ci chiama ad andare alla radice dello stesso per sconfiggerlo. Non dimentichiamoci come militi del nostro compito, il quale può essere portato avanti solo affidandoci completamente al Signore. Egli ci chiede ubbidienza e amore, in quanto solo tramite questi due elementi possiamo vincere il mondo.

Dio non è un’idea … Egli è colui che possiamo incontrare nella nostra vita … nella nostra storia … e ci libera dalle nostre paure, dai nostri peccati e miserie.

Noi siamo qui perché Dio ci ha scelti e ci siamo consacrati a Maria perché possiamo essere capaci di rispondere alla Sua chiamata. Noi siamo una ricchezza per la Chiesa e per l’umanità, ma solo con il nostro continuo ECCOMI possiamo divenire speranza per il mondo.

Se cadiamo, come dice Papa Francesco, non dobbiamo temere ci basta tendere la mano verso Gesù che Lui ci rialza, così come noi, per un fratello che cade, dobbiamo divenire le mani di Gesù per aiutarlo a rialzarsi dal suo peccato.

Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo il rinnovo della nostra fede cattolica, verremo unti, sulla fronte e nelle mani, con olio Santo per rinnovare il nostro SI’alla chiamata che Cristo attraverso Maria ha rivolto a ognuno di noi..

Tutti noi qui presenti, non siamo migliori di altre persone, ma siamo stati scelti da Cristo e abbiamo una responsabilità grande e, nel modo in cui la porteremo avanti, un giorno, risponderemo personalmente di fronte a Lui … non scoraggiamoci, andiamo avanti con fiducia perché Gesù non ci abbandonerà mai.

Terminata la Santa Messa abbiamo vissuto un momento di convivialità e ci siamo salutati fraternamente per ritornare alle nostre realtà, nelle quali il Signore desidera che noi operiamo per portare avanti il suo progetto di salvezza … con amore e dedizione accompagnati dall’amore infinito di Maria per ognuno di noi.

Auguriamo a tutti un buon cammino quaresimale verso la gioia della Risurrezione di Cristo e di noi in Lui.

Apriamogli le porte del nostro cuore perché possa attraverso noi essere segno visibile di Misericordia in questo mondo ferito dal peccato e dall’indifferenza.

 

 

Segretaria regionale

Simona Sampaolesi

 

 

 

 

 

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