In un giorno estivo immersa nella quotidianità, all’improvviso e inaspettatamente è arrivata una telefonata di p. Sergio Cognigni che invita me e Giovanni a partecipare al Tir della Speranza nella terra della Bielorussia … non sapevamo cosa dire … ma abbiamo detto Sì prima ancora di sapere se effettivamente potevamo partire.

Il 20 Settembre, con il cuore morso dall’ansia e dall’eccitazione, siamo partiti accompagnati da Fabrizio Pacifici e Daniela Cicoria … iniziando così la nostra avventura.

Non sto qui a raccontare passo per passo tutto quello che abbiamo fatto o visto, ma desidererei esprimere lo stato emotivo che ha segnato la nostra esperienza.

I nostri occhi si sono incontrati con la bellezza di questa nazione: il suo vasto territorio caratterizzato da sconfinate distese di verde … città principali ricche della presenza di giovani e colme di atmosfere che, in certi momenti, ci hanno ricordato i paesaggi descritti da Dickens nei suoi romanzi.

Il nostro cuore si è fermato nel momento in cui, usciti dalle città, abbiamo incontrato la povertà delle periferie, nelle quali vi erano piccoli villaggi costituiti da case che noi occidentali definiremo baracche. Nel contempo, però, il nostro animo si è riscaldato nel vedere la dignità con la quale le costruzioni sono state edificate: case colorate con toni pastello … giardini fioriti di tutti i colori … camini fumanti che facevano percepire il caldo dell’ambiente domestico.

Percorrendo il tracciato del Tir abbiamo potuto visitare scuole ed istituti nei quali vivono giovani orfani o sotto tutela dello Stato, disabili e persone con deficit mentali.

In alcuni di questi luoghi le lacrime sono inevitabilmente scese sui nostri visi … lacrime sorte a causa della sofferenza e della solitudine che si percepiva in modo tangibile, spesso marcatamente messa in risalto dall’oscurità dell’ambiente circostante … dall’odore sgradevole che invadeva il nostro olfatto … dall’assenza di un amore che fa sentire accolta ogni creatura.

La nostra presenza per queste persone è stata come un raggio di sole che illumina e riscalda penetrando nell’oscurità e nella freddezza dei luoghi … quanta gioia sui loro visi … quanti abbracci che ci hanno riservato per donarci semplicemente la loro gratitudine … per avere da noi un po’ di calore … di amore che dia senso al loro vivere ai margini della società.

I nostri sguardi empatici … i nostri dolci sorrisi hanno permesso loro di sentirsi riconosciuti come persone … di essere visti in tutta la loro fragilità … di avere una dignità che va rispettata al di là di ogni malattia, di ogni sofferenza. In altre parole, abbiamo riconosciuto il loro esserci nel mondo.

In alcuni istituti o scuole dove vivono prevalentemente bambini e adolescenti sono rimasta colpita dai colori in essi presenti … dal verde dei loro grandi giardini … dalla cura degli spazi nei quali si esprime quotidianamente la loro fragile vita in fieri. Ma anche qui ho avvertito la sofferenza e la carenza affettiva dei giovani che ho incontrato, i quali hanno timidamente cercato un nostro abbraccio o un radioso sorriso capace di illuminare la loro vita anche per un solo istante. Di fronte a tutto ciò, se il cuore da un lato sentiva la tristezza, dall’altro percepiva la speranza di una giovane vita che può ancora cambiare le carte in tavola al destino.

Meravigliosi sono stati i clown, giovani ragazzi/e, che hanno messo al servizio  dell’altro il proprio tempo per donare un sorriso … per far cogliere ad ognuno di noi l’ironia della vita nascosta in ogni aspetto che caratterizza gli avvenimenti. Ragazzi bellissimi che non si sono mai intimiditi nel dare all’altro un sorriso anche se spesso avevano gli occhi bagnati dalla commozione … dalla difficoltà di incontrare un dolore faticoso da comprendere.

Un pensiero va anche ai nostri compagni di viaggio provenienti da ogni dove , ognuno dei quali ha portato con sé una propria storia di vita, un vissuto che non ci ha impedito di sentirci uniti … integrati, nonostante a volte potevamo avvertire dei piccoli “muri”tra noi dettati dalla timidezza, dal non conoscersi. Ma in fondo se eravamo tutti lì qualcosa ci ha unito: l’amore per i nostri simili … il desiderio di dare all’altro la possibilità di vivere il proprio cammino di vita al di là dei limiti imposti dalle varie situazioni.

Il nostro viaggio è stato accompagnato dal sostegno spirituale di p. Sergio Cognigni, il quale più volte ci ha detto che la vera questione non sta nel credere o meno nell’esistenza di Dio, ma nel credere nell’amore … in quell’amore che permette al nostro fratello di sentirsi amato … riconosciuto … valorizzato per quello che è e che può dare … un amore che apre il cuore alla speranza … alla possibilità di un cambiamento. Personalmente la sola presenza di coloro che ho incontrato, anche con un semplice sguardo, mi ha concesso l’opportunità di riflettere su me stessa e di rientrare da questo viaggio arricchita.

Desidero estendere un ringraziamento a tutte le persone della fondazione Aiutiamoli a vivere, a tutti i volontari, che con il loro lavoro e dedizione hanno speso il loro tempo e la loro vita per migliorare quella del popolo della Bielorussia, il quale guarda all’Italia con occhi pieni di gratitudine.

Un grazie a tutte le persone che in questa nostra esperienza si sono “affacciate “ sul nostro cammino di vita, con la speranza che sia solo l’inizio di un incontro pronto a trasformarci in compagni di viaggio diretti verso la stessa méta: l’Altro.

Un grazie di cuore a tutti per questa esperienza meravigliosa … toccante che va assolutamente condivisa con chi fa parte della nostra vita.

 

Simona Sampaolesi