Nel corso del fine settimana dal 16 al 18 Febbraio 2018 si è tenuta c/o la Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum, in collaborazione con la Milizia dell’Immacolata Internazionale, si è tenuta la Scuola di Formazione Nazionale.
Venerdì sera alle ore 21.00, l’Assistente Nazionale p. Mauro De Filippis ci ha riuniti presso la sala “San Francesco” per presentare ed introdurre la scuola di Formazione che ci stiamo apprestando a vivere in comunione.
Inizialmente, egli saluta tutti i presenti:
– P. Raffaele Di Muro Presidente Internazionale della M.I.;
– Margherita Perchinelli Presidente Nazionale con il suo Consiglio;
– I militi della Sicilia;
– I militi della Puglia;
– I militi della Campania;
– I militi del Lazio;
– I militi della Sardegna;
– I militi dell’Abruzzo;
– I militi delle Marche (accompagnati dall’Assistente p. Mauro Valentini, il Presidente Regionale Giovanni Gentilini);
– L’Umbria rappresentata dall’Assistente Regionale p. Sergio Cognigni;
– I militi dell’Emilia Romagna;
– I militi della Toscana;
– Il complesso dei militi appartenenti al Nord Italia;
– Il direttore della rivista il Cavaliere.

P. Mauro de Filippis ci informa che domani avremo due relazioni importanti, la prima tenuta fra Stefano Cecchin ofm mariologo, il quale ci aiuterà a conoscere aspetti fondamentali del nostro essere mariani, per poi far scendere tali conoscenze nel cuore per poterle vivere ed evangelizzare.
Nel pomeriggio, invece, ascolteremo Felipe Domingues, il quale ci aiuterà a comprendere come guidare e gestire le dinamiche presenti all’interno dei nostri gruppi M.I.
L’Assistente Nazionale pone questa domanda “Perché la formazione?”
Se prendiamo l’art. 4 del nuovo Direttorio Nazionale troveremo scritto che è importante avere una formazione unitaria e in comune in tutta la Milizia dell’Immacolata e il Presidente e l’Assistente devono lavorare insieme per realizzare questo obiettivo.
La formazione abbraccia tutta la vita del milite e per l’intera sua durata, non dimenticando che, l’ideale da raggiungere e seguire è l’Immacolata ( SK 1130).
Essa deve essere continua, abbracciando sia il livello umano dell’uomo che quello della sua fede. La fede deve divenire sempre più adulta … questo lo dobbiamo pretendere sia da noi che dai nostri militi.
Nel nostro cammino siamo sempre dei novizi!
I formatori devono recuperare la capacità del soggetto di lasciarsi toccare ed educare.
Toccare significa comprendere con la mente e sentire con il cuore ciò che ci viene trasmesso.
Il milite è chiamato ad avere una partecipazione attiva e responsabile, si deve impegnare nel formarsi e nel mettere in atto ciò che ha appreso.
Egli deve recuperare la bellezza di sentirsi ed essere cristiano, in primis assumendo un atteggiamento positivo e di fiducia verso se stesso e la propria storia, per poi riuscire ad avere fiducia dell’altro.
Educare significa tirare fuori il meglio che c’è nell’altro … costantemente continuamente, inoltre, permette di far emergere le reali motivazioni dell’essere milite, il qule si dovrebbe interrogare chiedendosi:
– Perché sono milite?
– Quando sono milite?
– Come sono milite?
Il milite si dovrebbe lasciare educare per essere sempre meno dipendente dall’altro e dal solito modo di fare le cose.
Formazione significa dare forma perché si possa giungere ad un’appartenenza alla M.I. autentica e vera in tutto. Per esempio abbonarsi alla rivista del “Cavaliere” è una forma di appartenenza.
L’obiettivo della formazione è quello di creare nel milite il sentimento dell’essere figlio.
Padre Kolbe nello scritto 508 ci dice di diventare Lei per avere una più perfetta unione con il Cristo.
Coloro che sono i leaders del movimento devono aver raggiunto una profonda maturità spirituale. Il milite è chiamato a vivere nella Milizia … con la Milizia … per la Milizia.
Essi devono dare importanza a:
– Ciò che sono;
– Ciò che fanno;
– Ciò che dicono.

Il leader è chiamato a conoscere le proprie fragilità, le aree meno libere della sua personalità e farsi aiutare nella crescita spirituale. Egli deve saper discernere i limiti dell’altro che gli è accanto, esaltando in ognuno e in ogni situazione il lato positivo, perché questo è ciò che permette di costruire.
Tutti noi siamo chiamati a rivitalizzare il nostro ideale … dobbiamo lasciarci evangelizzare.
P. Mauro de Filippis ci domanda “Chi è sta la prima creatura ad essere stata evangelizzata?”
Maria.
Il 1° Atto della Sua evangelizzazione è stato nell’Annunciazione, momento segnato da tre parole pronunciate dall’Angelo:
– Rallegrati;
– Non temere;
– Verrà la vita.
Maria dice Sì con gioia e fiducia all’Annuncio.

Il primo atteggiamento che deve assumere un milite è la gioia, perché da Dio viene sempre portando una promessa di felicità. Se egli ha sperimentato questa gioia non può fare altro che appoggiare ogni aspetto della sua vita su Dio … il suo pilastro.
La nostra gioia è data dal fatto che siamo amati per sempre.
Maria è piena di grazia non perché ha detto Sì, ma perché per primo è stato Dio a dire Sì a Lei!
Allora non temiamo l’Immacolata è con noi e ci condurrà a Cristo che è la nostra fonte di vita.