locandina SAN VICINO rev1Oggi, Domenica 15 Maggio 2016 alle ore 15.30, c/o una sala della Parrocchia “San Severino Vescovo” di don Orione a San Severino Marche, si è svolto il Pomeriggio Mariano dell’Area Zonale del S. Vicino.

Erano presenti i gruppi M.I. di Apiro, Matelica,San Severino Marche, Tolentino, Treia e Trodica di Morrovalle, con la partecipazione dell’Assistente Regionale p. Sergio Cognigni, il Presidente Regionale Giovanni Gentilini, il Delegato Zonale Vincenzo Ricco e la Segretaria Regionale Simona Sampaolesi, per un totale di circa 70 persone.

Il pomeriggio è iniziato con la catechesi di Suor Lorella Mattioli, una suora dell’ordine francescano della comunità di Cingoli.

La sua catechesi si è incentrata sulle Opere di Misericordia, proprio per farci riflettere sull’importanza di questo anno Santo che stiamo vivendo.

Suor Lorella ha sottolineato subito che, il mondo ha bisogno di persone piene di Spirito Santo per vivere in una società diversa; è necessario imparare ad essere misericordiosi, in una realtà così piena di odio e di violenza come la nostra. Tutti noi quando siamo misericordiosi rispecchiamo le qualità del Padre Celeste.

Noi viviamo in un mondo che ci addormenta per renderci confusi e più facilmente manipolabili; l’anno della Misericordia ha l’obiettivo di risvegliarci da questo torpore.

La prima cosa che siamo chiamati a fare è quella di mettere al centro della nostra vita il Vangelo, in quanto attraverso di esso possiamo incontrare Dio. Nei passi del Vangelo possiamo notare quanta importanza Gesù dà ai poveri, i quali sono i privilegiati della Misericordia di Dio … tutti noi siamo poveri … viviamo nella miseria spirituale!

A questo punto Suor Lorella ci legge un passo del Vangelo, più precisamente Luca capitolo 10 dove si parla della parabola del buon Samaritano. Durante la lettura del brano evangelico, si è potuto notare, come Gesù non ci dà risposte alle domande che gli vengono fatte, bensì Lui stesso ne pone agli interlocutori, in modo che possano riflettere su stessi. La domanda principale che Gesù pone è “Che cosa cerchi?”, mentre lo scriba chiede al Signore “Cosa devo fare per essere felice?”… anche se sa benissimo quali sono le cose necessarie da fare per essere felice,  non le fa … non riesce a metterle in pratica.

Noi uomini siamo spesso bloccati nel fare il bene e sono tre gli elementi che ostacolano il nostro agire:

  1. La paura;
  2. Trovare delle scuse … delle giustificazioni;
  3. La fretta … il fare tutto velocemente.

L’uomo non comprende che il problema non è quello di capire chi è il suo prossimo che deve amare, ma è quello di farsi prossimo dell’altro, Gesù ci chiede di uscire fuori da noi stessi. Ma per riuscire in questo non dobbiamo avere il cuore indurito … allora chiediamo a Maria di avere un cuore aperto.

Nella società odierna prevale il mito della velocità, la quale è il nemico del fermarsi … per riuscire a farsi prossimo dell’altro dobbiamo imparare a stare fermi, senza paura … lo Spirito Santo ci dà la forza di superare ogni timore.

Nella parabola del buon Samaritano noi abbiamo incontrato tre personaggi: il Levita, il Sacerdote e il Sammaritano. Essi hanno in comune il fatto che hanno guardato il prossimo, ma ciò che li differenzia è il come hanno guardato.

Il Levita cambia strada … il Sacerdote passa distante … il Samaritano guarda l’uomo e si attiva mosso dalla carità e dalla compassione. Il vero cristiano si interessa di tutto ciò che riguarda il suo prossimo … egli guarda e fa scendere nel cuore ciò che vede, per poi attivarsi … farsi prossimo dell’altro. Il cuore duro ci rende demoni … l’inverso del cuore duro è la compassione.

La prima cosa che fa il Samaritano è quella di farsi vicino … perché la cosa più difficile da sopportare è la solitudine. Nel momento del bisogno il Diavolo tende ad amplificare il nostro disagio, ma se facciamo un atto di umiltà chiedendo aiuto all’altro, il nemico se ne va … si arrende perché l’umiltà non gli appartiene … ne ha paura.

Il secondo passo del Samaritano è quello di rivestire le ferite dell’uomo ferito … con questo gesto gli ridona la dignità.

Il terzo passo del Samaritano è quello di farsi carico del bisognoso … gesto che compie esclusivamente per amore. Attraverso di esso coinvolge anche gli altri, i quali in sua assenza continueranno a prendersi cura di quest’uomo.

Dovremmo porci una domanda “Qual è l’obiettivo delle opere di Misericordia?

E’ guardare l’altro con occhi diversi … uscire dal nostro egoismo.

Le opere della Misericordia ci servono per vivere il quotidiano in modo Santo e con amore … ingrediente questo che rende sempre nuovo ogni momento della nostra vita.

Ogni gesto d’amore è acqua proveniente dalla sorgente … è sempre buona … dissetante … non esaurisce mai!

 

Terminata la catechesi di Suor Lorella, interviene p. Sergio Cognigni per fare delle precisazioni.

Egli sottolinea come questi momenti proposti dalla Milizia dell’Immacolata siano importanti, perché ci danno delle linee guida per il nostro cammino che vanno poi applicate all’interno dei nostri gruppi M.I. locali.

Il Vangelo è per tutti ed è un punto di riferimento per il nostro cammino cristiano.

  1. Sergio Cognigni ribadisce il concetto di guardare in modo diverso … non solo per vedere cosa non va o per criticare, bensì per fare qualcosa che apporti un cambiamento positivo e costruttivo per tutti.

Suor Lorella, riprende la parola, sottolineando che la Santità è per tutti non preclude nessuno … Dio ci vuole tutti in Paradiso e agisce nelle nostre vite con tempi e modi che spesso non comprendiamo, l’importante è non mettersi nella posizione di giudicare le situazioni.

Ella ci ricorda che alle Nozze di Cana Maria avverte Gesù di una mancanza, ma Lui gli domanda “Cosa significa questo per me e per te?”… ognuno ha il compito di attivarsi per cambiare le cose … Maria è madre ed interviene portandoci a Gesù che è l’unica nostra strada di Salvezza.

Maria vuole farci la grazia di divenire simili al suo Gesù!

 

Terminato il momento formativo abbiamo recitato il Santo Rosario meditando le opere di Misericordia:

1° Mistero – dare da bere agli assetati, presentato dal gruppo M.I. di Tolentino, il quale ha portato il simbolo dell’acqua e della Bibbia, sorgente di acqua che disseta le nostre anime;

2° Mistero – vestire gli ignudi, presentato dal gruppo M.I. di San Severino Marche, il quale ha portato il simbolo della coperta che ridona la dignità all’uomo;

3° Mistero – visitare gli infermi, presentato dal gruppo M.I. di Matelica, il quale ha portato il simbolo di una sedia a rotelle e ci propongono di riflettere su questa domanda “ siamo capaci di visitare gli infermi sapendo che lì c’è Gesù?”.

4° Mistero – dar da mangiare agli affamati, presentato dal gruppo M.I. di Treia e di Trodica di Morrovalle, i quali portano il simbolo del pane … cibo che impegna alla condivisione.

5° Mistero – Visitare i carcerati, presentato dal gruppo M.I. di Apiro, il quale ci ha invitati ad alzarci per tenerci per mano con la corona del Rosario che ci rende liberi da ogni nostra schiavitù.

 

Dopo la preghiera del Santo Rosario ci siamo riuniti nella Chiesa per partecipare alla celebrazione Eucaristica.

Nell’omelia, p. Sergio Cognigni, ci ricorda che noi cristiani vediamo Dio nella Chiesa che rappresenta il suo corpo. Tutti noi ne facciamo parte, ma come sue membra dobbiamo comportarci coerentemente, non possiamo dirci cristiani e non seguire le direttive della Chiesa.

Lo Spirito Santo è l’amore di Dio che genera la vita, noi con il Battesimo abbiamo accolto il dono della vita e con esso siamo chiamati a testimoniare il Suo amore nel mondo intero.

Il nostro cammino è segnato dal mistero dell’amore in due modi:

  1. Dio ridona la salvezza attraverso l’incarnazione di Gesù nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo;
  2. Attraverso il sì di una comunità riunita intorno a Maria tramite lo Spirito Santo che si fa presente nel mondo.

Non possiamo dire di credere in Dio se poi contrastiamo la Chiesa … lottiamo contro di essa.

La vita è accogliere Dio con il nostro sì … il nostro eccomi quotidiano. Siamo chiamati ad essere credibili … dobbiamo essere credenti! Per fare questo è necessaria la preghiera, la quale ci dà vita e ci fa discernere la Verità.

La fede si trasmette per testimonianza!

Dopo queste parole non resta che augurare a tutti noi militi di essere veri testimoni della fede … di incarnare su noi quello sguardo che per primo Gesù ha rivolto ad ognuno di noi … sguardo che ci ha fatto sentire amati, rinnovati … in vita piena … sguardo con il quale incontrare l’altro per portarlo alla sorgente dell’ amore … per condurlo a Gesù attraverso Maria.                                                                           

 

Segretaria Regionale

Simona Sampaolesi