Parrocchia "San Pietro in San Francesco" (San Francesco alle Scale) 

Scalone San Francesco, 8 - 60121 ANCONA - Tel e fax:  071-205769 

Aperture pomeridiane : martedì e giovedì  dalle 17.00  alle  19.00

 

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Rosario  (Mons. A. Comastri)

Preghiera dei fedeli

 

 Ripetiamo insieme: Maria, parlaci di Gesù.

 

Maria, imprimi nel nostro incredulo cuore i tuoi sentimenti, la Tua docilità, il tuo silenzio che ascolta e  fa fiorire la parola in scelte di vere libertà, preghiamo: Rit

 

Maria, parlaci di Gesù affinché possiamo dire a tutti che l’abbiamo visto nei tuoi occhi e abbiamo sentito la tua stessa gioia che tu hai cantato nel magnificat, per coloro che cercano Gesù , preghiamo: Rit

 

Maria,  siamo poveri come la paglia di Betlemme, prega perché Gesù nasca in noi, perché ci trasformi in una notte piena di luce, in una notte di lui; Maria vogliamo vedere Gesù con Te, preghiamo: Rit

 

Misteri della gioia

 

1) L’annunciazione:

Il primo mistero della gioia ci porta nella piccola casa di Nazareth. Vorrei consegnarvi una piccola riflessione che credo possa essere utile per le vostre famiglie in particolare: 

- l’Annunciazione non è avvenuta nel tempio di Gerusalemme, non è avvenuta neanche nella sinagoga di Nazareth, ma è avvenuta nella piccola casa di Maria;

- il canto del Magnificat, Maria l’ha cantato sulla soglia di una casa;

l’Eucaristia, Gesù ce l’ha donata in una casa, nella sala da pranzo, nel Cenacolo;

- il comandamento dell’amore, il comandamento che ci distingue come cristiani ancora una volta Gesù lo ha donato in una casa;

- le apparizioni di Gesù risorto sono avvenute in una casa;

- il sacramento della riconciliazione, il sacramento del perdono, il sacramento pasquale Gesù lo ha donato in una casa. 

 

Oggi, diciamolo, tante case sono diventate atee, non c’è più Dio, non si vede più Dio nel babbo e nella mamma, non si avverte più la presenza di Dio nell’amore dei genitori. In questo mistero prendiamo l’impegno di tenere accesa la fede nelle nostre case e il babbo e la mamma siano lampade di fede per i figli, chiediamo questa grazia per intercessione di Maria. 

 

2) La visita ad Elisabetta: Maria perché lasci la tua casa? Perché ti metti in viaggio? Perché vai da Elisabetta? Ma perché vai a servire nella casa di tua cugina? Maria ci risponde: “Ho detto ‘sì’ a Dio, ma Dio è amore, ho accolto Dio nel mio grembo, ma Dio è amore, dopo aver detto ‘sì’ a Dio bisogna amare, dopo aver pregato devo crescere nella carità, dopo aver partecipato all’Eucaristia deve crescere la carità, dopo aver fatto la Comunione deve crescere l’amore”. Dopo aver partecipato a questa veglia di preghiera, dobbiamo andare nel mondo con lo ‘stile’ di Maria, dobbiamo correre a vivere la carità, portare la carità, assimilare la carità del mondo e, se non facciamo questo, non abbiamo pregato, non abbiamo accolto Dio dentro di noi. Per questo che Elisabetta appena sente la voce di Maria, avvertita dal piccolo Giovanni che è nel suo grembo, esclama: “Beata Te perché sei la Credente, Beata Te perché hai creduto”. Maria è Colei che ci insegna la fede che sboccia in carità e se non sboccia in carità non è fede, ma è ‘fede morta’.

 

 3) La nascita di Gesù - Dal Vangelo si legge: “Mentre si trovavano a Betlemme si compirono per Maria i giorni del parto e diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”. A commento di questo canto, l’evangelista non riporta nessuna esclamazione di Maria, nessuno lamento di Maria, eppure quale madre darebbe alla luce il proprio figlio in una stalla? Quale mamma lo deporrebbe in una mangiatoia? Eppure Maria non si lamenta, perché ha capito che la gioia del mondo è Gesù, Maria ha capito che la gioia del cuore è Gesù, ha capito che la ricchezza dell’umanità è Gesù. Giovanni Papini un giorno esclamò: “Il mondo è come una grande stalla, soltanto quando nasce Gesù la stalla si trasforma nella bellezza e nello splendore di Betlemme. Se manca Gesù il mondo riprende la caratteristica di una povera e squallida stalla”. Quanto è importante accogliere Gesù, e quanto è importante far nascere Gesù. In tante case oggi si vede, si avverte che sono tristi perché sono senza Dio, noi dobbiamo far nascere Gesù, ognuno di noi deve essere una ‘culla’ di Betlemme, ognuno di noi dovrà dire e portare Gesù nel proprio ambiente a cominciare dalla propria famiglia, nel proprio ambiente di lavoro. Ovunque c’è un cristiano lì dovrebbe ripetersi il miracolo di Betlemme: “Far nascere Gesù affinché l’umanità trovi la gioia che solo Dio può dare”. 

 

4) La presentazione al Tempio - Noi dovremo ripetere con Simeone: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza,hanno visto la tua bontà, o Signore”. Ma Simeone aggiunge: “Questo bambino spaccherà la storia, l’umanità dovrà prendere posizione, o con Lui o contro di Lui, o con l’amore o con l’odio, o con la generosità o con l’egoismo, perché questa è la grande divisione dell’umanità, e Tu o Madre, parteciperai alla Passione di questo Figlio e una spada ti trafiggerà l’anima”. Maria capisce che la grande missione di Gesù passa attraverso il sacrificio, Maria capisce che l’amore si esprime nel sacrificio e quando l’umanità non sa più soffrire, non sa più amare. Non vi accorgete che oggi neppure le mamme sono più capaci di fare sacrifici per i figli, vuol dire che si sta spegnendo l’amore. Preghiamo in silenzio, ognuno nel proprio cuore: 

 

O Maria, 

Tu hai conosciuto il dolore ma l’hai vinto riempiendolo di amore, 

Tu hai camminato sulle orme di Gesù e non ti sei fermata quando hai visto che andavano verso la croce, 

Tu hai creduto che Dio è Amore, 

Tu hai creduto che l’Amore è Onnipotente, 

Tu hai creduto che la Bontà quando è crocifissa vince e risorge. 

O Madre, Tu ora pensi a noi e soffri per noi,

Tu ora desideri che nasca in noi Tuo figlio Gesù. 

Aiutaci o Madre, perché noi siamo deboli, deboli nella fede; 

prendici per mano e guidaci sulla via del Vangelo, per far fiorire di speranza ogni dolore, e per cantare il ‘Magnificat’ con i piccoli e con gli umili di tutta la terra, nell’attesa della grande festa del cielo”. 

 

5) il ritrovamento di Gesù – Vediamo la contentezza di Maria e Giuseppe quando ritrovarono Gesù. Io ricordo in occasione del Giubileo degli ex- sequestrati, di aver parlato con la signora Casella, che ha avuto il figlio per lungo tempo sequestrato e visse giorni e notti di angoscia. Mi disse: ‘Io ho capito il dolore di Maria attraverso l’esperienza del sequestro di mio figlio. Il dolore che ho provato quando una sera mi hanno detto che mio figlio non si trova più e non sappiamo dove è. Poi capimmo che era stato sequestrato. In quel momento ho capito che cosa dovette soffrire Maria. Al termine di una giornata le due carovane, degli uomini e delle donne, si incontrarono e Maria disse a Giuseppe: “Ma io pensavo che Gesù fosse con te’ e anche Giuseppe disse: ‘Io pensavo che fosse con te, ora dove è?”. Che dolore in quella notte. E il giorno dopo la ricerca, non si trovava Gesù. Una nuova notte e un altro giorno e al terzo lo trovarono nel tempio. Il dolore di Maria fu così grande, così forte, così intenso che arrivò a dire: “Figlio mio -in greco la parola usata significa ‘creatura mia’ - perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo?”. Perché Gesù ha sottoposto Maria e Giuseppe a questa prova? Per ricordarci che Dio bisogna cercarLo ogni giorno, ogni giorno bisogna dire di ‘sì’, ogni giorno bisogna voler essere cristiani, ogni giorno bisogna rivolere il Battesimo, ogni giorno bisogna rivolere la confermazione, ogni giorno bisogna riscegliere la nostra fede in Gesù. Sapete che negli atti degli Apostoli l’esperienza cristiana viene indicata con una parola ‘podos’ che vuol dire ‘in cammino’, e i cristiani venivano chiamati i ‘seguaci del cammino, i seguaci della strada’ perché essere cristiani voleva dire ‘mettersi in cammino ogni giorno e fare un tratto di strada per la fede, un tratto di strada nella sequela’. 

E’ così che viviamo la nostra fede? O non avvertiamo, forse, segni di stanchezza, di tiepidezza e di mediocrità?. In questo mistero ricordiamoci oggi e ogni giorno che dobbiamo ridire il nostro ‘sì’. 

 

 

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