Marina Melis, Missionaria dell’Immacolata PK, inizia la sua relazione partendo dal presupposto che il suo intento non è dare una ricetta per entrare nelle realtà ecclesiali, ma di entrare in un carisma dinamico, ascoltando la parola di Padre Kolbe,  per dare una risposta, oggi, ai segni dei tempi .

La Milizia dell’Immacolata ha lo scopo di condurre alla santità tutti gli uomini, ma in modo particolare alle persone lontane dalla Chiesa. Essa è stata fondata da S. Massimiliano Maria Kolbe nel 1917, insieme ad altri 6 confratelli, in risposta ad un periodo critico della società  del tempo, ferita dalla guerra e dalla presenza dei massoni.

La M.I. si propone, oggi come allora, di risolvere le problematiche del tempo attraverso una risposta decisa.

Con poche risorse Padre Kolbe ha portato avanti un progetto grande confidando nell’aiuto dell’Immacolata:  la costruzione della città di Nepokalanow, la nascita del Cavaliere come mezzo stampa di apostolato, la cittadella costruita in Giappone e la diffusione a macchia d’olio del carisma della M.I. in ogni dove.

Tutta l’esperienza di S. Massimiliano Maria Kolbe ci riconduce alla prima Chiesa di Gerusalemme, la quale iniziò nelle case. L’impronta della Chiesa primitiva era familiare … era poco organizzata, ma ricca di comunione e vicina alla vita quotidiana delle persone.

Quali erano le sue caratteristiche?

Possiamo riassumerle in 4 punti fondanti:

  • Costituita da poche persone e silenti;
  • Fondata sulla figura di Maria;
  • Basata sulla comunione;
  • Un cammino di fede in comunione con Pietro.

Anche la M.I. dovrebbe seguire questi grandi fondamenti che ora approfondiremo facendo un parallelismo tra il passato e il nostro tempo:

  • Il primo aspetto è la piccolezza … una Chiesa che va verso le periferie. Il papa emerito Ratzinger afferma che la crisi odierna porterà ad una Chiesa piccola, senza privilegi e con persone in perdita, ma la essa ritroverà e ripartirà dalla centralità di un Dio uno e trino. Rinascerà da piccoli gruppi, rivolti alla preghiera, che non flertano con le idee politiche. Si riscoprirà la piccola Chiesa nella quale coglieremo l’essenzialità e la fede. La Chiesa rifiorirà. La M.I. dona un grande insegnamento, cioè se restiamo mantenendo una buona dose di speranza dalla piccolezza può nascere grandi cose.
  • Il fondamento della Chiesa e della M.I. è Maria, per cui dobbiamo riscoprire il volto mariano della Chiesa … dobbiamo riscoprire il nostro carisma. Il milite deve offrirsi completamente a Maria, rinunciando alla sua volontà per aderire a quella dell’Immacolata. Il movimento è stato approvato come Associazione Internazionale, per cui siamo chiamati a condividere questo nostro ideale. Padre Luigi Faccenda asseriva che tutti hanno il carisma di Maria, ma nessuno ce l’ha come la nostra Associazione. Il nostro ideale ci porta ad essere tutti di Maria e ad avere tutta lei per noi. Tutto questo si deve esprimere sia sul piano dell’apostolato che su quello personale. L’affidamento all’Immacolata ci impegna tanto immensamente da diventare Lei. Siamo chiamati a far splendere sempre di più il volto mariano nella Chiesa e ciò significa esprimere autenticamente una spiritualità mariana e non una devozione. Questo significa donare tutta la nostra persona a Maria e alla sua causa. Sarebbe opportuno chiederci “Che cosa trasmette la nostra consacrazione a Maria al mondo e nella Chiesa odierna?”.
  • Vivere Maria significa far vivere una spiritualità di comunione nella Chiesa. La comunione ci raccoglie in ecclesia facendoci sentire come un unico corpo. La nostra responsabilità è aderire a questo progetto di comunione. Giovanni Paolo II asseriva che prima di ogni attività la Chiesa dovrebbe esprimere uno spirito di comunione. Papa Francesco sta costruendo una Chiesa sinodale, la quale è una Chiesa in ascolto … in ascolto del popolo di Dio … del pastore. Egli parla della Chiesa come una piramide capovolta perché lo spirito di servizio deve proprio partire dai pastori. Tutti i cristiani devono brillare dello spirito divino. Il nostro cammino è fatto di comunione, di condivisione e integrazione. La sinodalità implica l’apertura al dialogo, i membri della M.I. hanno il compito di ispirare le persone a questo spirito. Inoltre, è importante rinnovare le realtà parrocchiali promuovendo la fraternità tra i membri della stessa. L’essere insieme condividendo lo stesso ideale genera la fraternità, la comunione. La Chiesa ci deve far fare esperienza di Cristo. I movimenti sono una risposta provvidenziale per la costruzione di una dimensione comunitaria.
  • Camminare in comunione con i pastori, con Pietro e tutti gli altri presenti nelle nostre realtà parrocchiali.

Da cosa sono nate le parrocchie?

Esse sono nate per rispondere adeguatamente alle richieste della realtà ad esse circostanti.

Perché sono una risposta?

La fede cristiana non si trasmette più con facilità, anzi diviene sempre più problematica. A volte anche gli sforzi che facciamo non conducono a niente. Gli stessi fedeli fanno difficoltà ad alimentare una mentalità cattolica. La fede non riesce ad incidere sulla vita delle persone, non sollecita a cambiare la propria rotta. Che cosa possiamo fare?

Abbiamo bisogno di personalità cristiane mature, allora, il nostro movimento dovrebbe avere queste personalità che possano dare un tono alla cristianità. Oggi si ha bisogno di testimoni e di maestri in quanto testimoni.

La fede e l’umanità sono diventate periferiche in molte realtà, ma non bisogna avere paura, perché in molte di esse c’è bisogno di Dio … una richiesta della sua presenza, afferma papa Bergoglio. Egli continua sottolineando che esiste un paradosso, cioè le persone hanno bisogno del Vangelo, ma si allontanano dalla Chiesa.

Marina Melis ci dice di non scambiare la M.I. per un gruppo di preghiera, bensì essa ha una carica missionaria che va oltre la semplice preghiera. Lo stile missionario della M.I. spinge le persone ad essere Chiesa tra la gente … la parrocchia deve cercare se stessa fuori dalla Chiesa.

Leggendo lo Scritto n. 598 di SMK possiamo concludere con queste parole “ non è il caso di preoccuparci di una M.I. organizzata poco affollata o numerosa, ma pensiamo a quei militi che entrano silenziosamente nelle realtà come mediatrice di grazie, infervorando il cuore delle persone verso Gesù”.

 

Domande

  • La M.I. vive lo spirito mariano e con Padre Kolbe è nata per difendere la Chiesa e per vivere Maria. In Lei c’è misericordia, accoglienza e carità, se noi pensiamo veramente a queste caratteristiche la nostra Associazione migliorerebbe e le divisioni date dall’invidia e cattiveria sparirebbero.
  • Da dove ha preso il testo profetico di Ratzinger chiede p. Carlo di Campo San Piero. Marina Melis afferma che si può trovare ovunque anche su internet.
  • Interviene p. Mauro De Filippis Delfico, il quale pone il concetto di sinodalità inteso come imparare a camminare insieme. Egli considera questa affermazione una sfida … per la nostra società è una sfida l’unità. Noi dobbiamo riscoprire l’unità per essere un segno visibile all’interno della Chiesa, ma prima di tutto dobbiamo sperimentarla noi all’interno del gruppo M.I. di appartenenza. Inoltre, siamo chiamati ad imparare a vivere l’unità senza farci vincere da aspettative che non sempre corrispondono alla realtà.
  • Angela Frank afferma che essere credenti nel carisma e credibili nella comunione. Marina interviene asserendo che se siamo mariani siamo anche aperti al dialogo con l’altro. Alla base ci vuole un grande RISPETTO per l’altro che è altro da noi. La verità va comunicata umilmente, in particolare con la testimonianza di vita. Il rispetto e la condivisione sono due valori alla base di una comunione con l’altro. Cosa farebbe Maria in questa situazione?
  • Paola dice che essere testimoni nella Chiesa è molto difficile perché ci dobbiamo scontrare con le nostre fragilità. Le persone ascoltano, ma prima di mettere in pratica le parole accolte ci vuole tempo e, soprattutto, apertura all’azione dello Spirito Santo. Ella propone di dare alla M.I. un’impronta missionaria esterna, per esempio fondando un istituto sui principi di Padre Kolbe. Marina Melis risponde sottolineando che siamo chiamati a specializzarci a trasmettere Maria, partendo dall’ascolto autentico del nostro fratello.
  • Maria della Calabria vuole fare un’osservazione: i giovani hanno sete di sapere che cos’è il cristianesimo, ma non si riesce a far capire loro che è una realtà di vita … che lo scopo è evangelizzare Cristo. Noi non rischiamo di dare all’altro ciò che non ci ha insegnato Gesù? Marina risponde che più che una falsa spiritualità possiamo parlare di disincarnata, cioè senza esperienza di Gesù, il quale è una persona prima che una dottrina fatta di regole e norme. La spiritualità devozionistica mi spaventa dove Maria viene strumentalizzata, mentre la donna del Vangelo è quella reale … Lei quando ci doniamo completamente nelle sue mani ci aiuta nel cammino di fede e questo ce lo ha dimostrato lo stesso S. Massimiliano Maria Kolbe.
  • Enza asserisce che la cosa più importante è INNAMORARSI DI GESU’, perché attraverso questo amore si è disposti a fare tutto. La cosa rilevante è fare conoscere Gesù come ci insegnano i Vangeli … un Gesù reale, storico che ci dà un obiettivo da raggiungere …. Una spiritualità da sposare con la vita.
  • Antonello fa notare che i giovani riconoscono subito se una cosa è vera. Ma le difficoltà della parrocchia sono dovute a questa confusione che sta dilagando nella Chiesa. Una signora asserisce che manca un rispetto dell’autorità e dei ruoli, ascoltiamo tutto e tutti, ma non chi ci dovrebbe guidare.
  • Il direttore del Cavaliere Luigi Corcione chiede se siamo dentro alla profezia di Ratzinger o ancora siamo lontani. Marina Melis vede questa profezia non come un pericolo che incombe, ma come una apertura alla speranza. Inoltre, sottolinea che è vero che il papa è stato criticato, ma è giusto vedere una speranza, cioè fare affidamento su quel resto di fedeli che faranno rifiorire la Chiesa, senza illudersi che ritorni come prima. Il piccolo resto della M.I. se ci crediamo e ci facciamo guidare da Maria, sicuramente agirà e porterà alla rinascita.
  • Nel fare è credibile l’agire, ovvero, nel momento in cui ci mettiamo all’ascolto verso l’altro cogliendo e dando una risposta alle richieste dell’altro stiamo facendo qualcosa di utile prendendo sempre come modello Maria.
  • Riccardo della Toscana chiede se è possibile arrivare a tecniche di comunicazione nuove per poter arrivare a tutti? Marina Melis afferma più che, più di individuare delle tecniche è importante riprendere i valori fondanti del nostro ideale.

Padre Mauro De Filippis Delfico chiude dicendo che il primo fallito è proprio Gesù, il quale ha vissuto la critica e la persecuzione. Ma noi dobbiamo essere luce e sale per la terra, non solo, ma la rinascita della Chiesa e della stessa M.I.  avverrà dai piccoli gruppi che esprimono in tutto le caratteristiche di Maria. Non ci servono tante persone, ma vere e autentiche. Nella società odierna, scristianizzata, due sono gli atteggiamenti importanti da seguire:

  • L’amore al nemico;
  • L’unità.

Egli ci pone la seguente domanda : Perché la guardia che lo stava uccidendo non riusciva a guardare Kolbe negli occhi? Perché vedeva l’amore. ..e questo lo può fare solo un cristiano.

 

Simona Sampaolesi – Segretaria Regionale

 

 

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