In questo weekend estivo, il Centro Nazionale della Milizia dell’Immacolata, ha organizzato la Scuola di Formazione 2022 c/o il Seraphicum a Roma, centrata sull’argomento “San Massimiliano Kolbe Profeta dei mezzi di comunicazione per l’evangelizzazione

Oggi, Venerdì 17 Giugno, dopo l’accoglienza dei militi abbiamo vissuto un momento di convivialità, dove si è festeggiato anche il compleanno del Presidente Regionale della Milizia dell’Immacolata delle Marche. In seguito, ci siamo spostati in cappella dove la Presidente Nazionale Margherita Perchinelli ci ha dato il benvenuto e ci ha presentato il nuovo assistente Nazionale della MI p. Salvatore Maria Pulizzotto.

Egli prende la parola e ci ricorda che siamo nel periodo del Sinodo della Chiesa e, noi militi, siamo chiamati a viverlo. Esso significa ascoltare, condividere e programmare insieme.

Il tema di questa scuola di formazione è la comunicazione, la quale implica il relazionarsi con l’altro, il dialogare. Noi militi siamo chiamati ad imparare a convenire, ad ascoltare, spesso si nota proprio tra di noi che tali aspetti non sono stati appresi, maturati.

Dobbiamo ascoltare, convenire, condividere e progettare insieme.

PadreSalvatore ci legge un passo del Vangelo di Luca cap. 24, versetti 13-59, dove troviamo i due discepoli di Emmaus che camminavano parlando di Gesù con amarezza e tristezza, ma lungo la strada vengono affiancati da un uomo al quale raccontano tutta la storia di Cristo, non accorgendosi che fosse proprio lui. Qui troviamo un Gesù che ascolta e si mette al passo con loro, con la loro tristezza ed incredulità. Al termine del viaggio lo riconosceranno nello spezzare il pane.

Noi militi, nelle nostre comunità, dobbiamo metterci al passo con i fratelli e non ergersi verso di loro come colui che sa tutto.

Il Sinodo è incontrarsi, ascoltare, condividere, progettare insieme. Per fare questo dobbiamo sviluppare l’umiltà, la quale è l’unica che ci consente di metterci al passo con l’altro e di condividere.

Ora attraverso la preghiera del Santo Rosario chiediamo a Dio per intercessione di Maria la grazia dell’umiltà, della fede e della sinodalità, perché da questi aspetti possiamo cogliere l’essenza dell’Eucarestia, della condivisione e dell’evangelizzare.

Nel giorno di Sabato 18 Giugno, ci siamo riuniti tutti per vivere la preghiera delle Lodi mattutine e la Celebrazione Eucaristica presieduta da p. Salvatore Maria Pulizzotto Assistente Nazionale MI. Egli facendo riferimento al passo del Vangelo odierno preso da Matteo cap.6, 24-34ci incita a chiedere nella preghiera a Dio di donarci la grazia di vivere secondo la Sua volontà. Questo perché per vivere secondo il volere del Signore siamo chiamati ad avere una grande fede e un sincero abbandono in Lui. Spesso nella nostra vita e in quella dei nostri gruppi MI ci chiediamo “Cosa posso fare?”. La risposta è fare ciò che Lui desidera da noi.

Maria con il suo “Eccomi” ci insegna cosa dobbiamo fare nella nostra vita e nel cammino della nostra fede. La via giusta è quella dell’umiltà, della povertà, spogliarsi di sé stessi e condividere con gli altri, i nostri fratelli.

L’augurio è quello di far sì che Maria divenga la nostra Icona nella via dell’umiltà, semplicità, condivisione e amore.

Alle 10.00 abbiamo ascoltato la catechesi di don Luigi Maria EpicocoComunicare e relazionarsi nel Vangelo”.

In apertura ci ricorda che la nostra esperienza ecclesiale poggia su una figura immensa: San Massimiliano Maria Kolbe. Lui come tutti gli altri Santi sono considerati tali perché hanno abitato il loro tempo pienamente. Tutti noi fedeli siamo chiamati ad essere concreti, ovvero, chiederci che cosa è utile in questo momento per dare testimonianza del Vangelo.

Il Vangelo ha bisogno di testimoni. La predicazione cristiana parte dalla Croce e questo, nel nostro tempo è impopolare. In un mondo che ci vuole vincenti Gesù ci insegna che si è vincenti PERDENDO, la perdita è amore.

Il Vangelo va testimoniato a tutti, ma in particolare ai malati, emarginati, a quelli che si trovano nelle periferie esistenziali. Scoprire il Vangelo significa comprendere che, Gesù viene nella nostra vita quando capiamo di essere noi i malati, che non bastiamo a noi stessi.

Noi abbiamo Padre Kolbe come fondatore, egli ci è di esempio, ciò significa che siamo chiamati a fare come lui, non a fare le stesse cose che ha fatto nella sua era.

Chiediamoci se siamo capaci di rispondere alle ferite del nostro tempo?!

La verità va tradotta in concretezza, va umanizzata.

Il Vangelo è radicale e, di fronte alla radicalità le persone possono spaventarsi, per cui dobbiamo tradurlo rendendolo umano ed umanizzante.

Maria ci trasmette il Vangelo in modo radicale, ma umano e umanizzante.

Ella fa questo facendoci sperimentare la maternità della Chiesa e, ognuno di noi che ha fatto esperienza di maternità ne è stato trasformato, rinnovato interiormente.

Nel capitolo del Vangelo dove si parla dell’Adultera, Gesù ad un certo punto dice” Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra”, questo ci fa emergere due riflessioni:

  1. Gli anziani lasciano per primi la pietra e se ne vanno, rispetto ai giovani. Quando si è giovani si fa fatica a buttare la pietra, ma la saggezza dell’anziano che ha sperimentato la sua miseria, lo mette nella condizione di lasciar cadere la pietra. La verità va detta, ma non con la pietra in mano perché potrebbe divenire diabolico. Satana è capace di verità, ma non è capace di misericordia. Tutto ciò che diciamo di Maria svela parte di noi.
  2. L’uomo spesso ha tutto, ma si sente vuoto e infelice, l’unica cosa che lo trasforma è il sentirsi in una relazione che lo rifletta. La componente relazione è fondamentale. Nella nostra realtà c’è molto individualismo, il quale è illusorio. L’annuncio di Gesù rivela che la vera gioia sta nel relazionarsi e donare se stessi all’altro. Il Paradiso è un’esperienza d’amore e questo possiamo già sperimentarlo. Senza la componente relazionale non possiamo comprendere il Vangelo. Che cosa significa amare come Gesù? Non tutto quello che viene definito amore lo è veramente, per noi lo è quello che ci ha insegnato Gesù. Non possiamo evangelizzare ciò che non conosciamo e non abbiamo esperito: essere amati. La comunicazione è l’esplicitazione della comunicazione. Essa non può essere scambiata con la relazione. La comunicazione è un invito alla relazione, ma non la sostituisce. La relazione esige una concretezza. Il Vangelo ci insegna come possiamo relazionarci. Domandiamoci “Come comunica Gesù? Come si relaziona?”. Vi sono due aspetti:
  • La relazionalità differisce dalla religiosità di un tempo. Gesù va incontro alle persone, va a cercarle non sta fermo ad aspettare. Il nostro luogo teologico è la vita concreta delle persone. Noi dobbiamo essere là dove sta avvenendo la vita, non ai margini. Nell’evangelizzare dobbiamo usare le modalità di Gesù, il quale sposava le immagini che si legavano alla concretezza della vita dell’uomo. Mentre, noi costringiamo l’altro di sposare il nostro immaginario. Per comprendere l’immaginario di una persona dobbiamo: a) ascoltare; b) comprendere. Gesù comunica portando una differenza nel modo di farlo. In un mondo che urla, dobbiamo riportare tutto su di un piano della ragionevolezza. La diversità ha un luogo di incontro: la ragione. Siamo chiamati a renderci comprensibili portando una differenza cristiana.
  • Che cosa annuncia Gesù? La Verità, la quale rende libero l’uomo dal senso di colpa. Gesù ci dona il senso del peccato. La predicazione di Gesù è liberante perché passa per l’amore. Noi cosa facciamo? Spesso mettiamo delle condizioni. Gesù entra nella casa di Zaccheo senza porre condizioni, lui si converte, in totale libertà perché si è sentito accolto e amato.

San Pietro ci ricorda che noi cristiani dobbiamo essere pronti a dare ragione alla speranza che è in noi. Abbiamo chiare le ragioni della nostra fede? Purtroppo no! Per questo dobbiamo studiare, approfondire la verità.

Gesù ci chiede di evangelizzare e di andare soprattutto dai malati, emarginati, oppressi per dire loro che il Regno è vicino. Tutto questo vuol dire che dobbiamo farci prossimo all’altro, entrare nella sua vita facendo sentire la presenza del signore.

Maria ci insegna la prossimità, andando nella vita dell’altro, portando la presenza di Dio nella sua solitudine e sofferenza.

Abbiamo bisogno di capire e convertirci quotidianamente nel nostro cammino di fede.

Tutti noi qui presenti siamo chiamati ad essere concreti, facendo ciò che possiamo fare nel qui ed ora della nostra vita. Rispondiamo al signore ora dove ci troviamo e Lui ci darà la grazia di fare ciò che è possibile.

Nel confronto in aula sono emerse alcune delucidazioni:

  • La maternità di Maria è una vocazione ricevuta sotto la Croce, essa lascia libero il figlio di divenire ciò che è. L’amore di Maria è generativo, perché non si chiude in sé stesso ma si apre all’altro. Più Lei ci fa da madre più noi diveniamo concreti e radicali.
  • La vita contemplativa costruisce un’intimità con Cristo, dando energia e reggendo tutto il resto dell’attività umana. Così nella Chiesa, i contemplativi sono le radici dell’Apostolato. La preghiera è l’essenza della nostra vita di fede, dà il senso al nostro essere.
  • Viviamo in un mondo preso dal consumismo perché l’uomo è infelice e profondamente vuoto. Il primo passo dell’evangelizzazione è porsi il problema di come trasmettere la Verità e l’amore di Dio.
  • Nella fede è possibile usare la durezza, come fece lo stesso Padre Pio, ma questo è possibile a partire da un’esperienza d’amore, altrimenti non si parla più di correzione bensì di giudizio. L’amore esige la verità, la verità esige l’amore. Tutte le volte che abbiamo dei dubbi e ci sentiamo giudicanti, rivolgiamo lo sguardo alla Chiesa madre di tutti gli uomini.
  • Quando viviamo in una realtà in cui gli altri non ci danno modo di parlare, cerchiamo di comprendere come ci vedono, perché il Vangelo si testimonia con l’esempio, con la vita come fece Gesù.

 

Nel pomeriggio, dopo aver recitato l’ora Media, abbiamo ascoltato la relazione di Lucia Catalano MPKLa MI nel web; sfide e opportunità”.

Prima di iniziare la seconda relazione, la Presidente Nazionale Margherita Perchinelli ha invitato due persone a presentare la loro pubblicazione. Prima Angela Esposito MPK che ha presentato il suo libro “Le Madri di Israele”. Poi Giovanni Capobianco Presidente Regionale della Sicilia ha presentato l’opuscolo creato in collaborazione con i militi dal titolo “Fatima messaggio di amore e di pace”.

A questo punto prende la parola Lucia Catalano MPK per parlarci della comunicazione sul web, asserendo da subito che la formazione è cambiata perché tutto ciò di cui necessitiamo si trova in rete, e non si richiede più l’incontro in presenza.

A livello formativo è importante la curiosità, la quale ci spinge a ricercare su fonti diverse per conoscere ed approfondire ciò che ci interessa veramente. La curiosità vuole comprendere cosa sta succedendo e guardare ad ogni evento come una storia da raccontare.

La nostra vita è di per sé un luogo teologico, così come gli incontri dei nostri gruppi MI.

Dio è presente nel mondo virtuale, il quale può essere luogo di relazione, diverso, ma comunque valido, dall’incontro vis a vis.

Poniamoci delle domande anche se non abbiamo ancora delle risposte, ci serve per riflettere, ad esempio, Qual è il progetto di Dio sulla rete? Dio è ovunque e questa è una bella notizia da comunicare, lo stesso Padre Kolbe diceva di utilizzare qualsiasi mezzo lecito per poter diffondere l’amore del Signore.

Che cosa direbbe Kolbe di fronte ai nostri mezzi di comunicazione? Quali parole chiave utilizzerebbe? Facciamo un brainstorming:

  • Coraggio;
  • Opportunità;
  • Discernere;
  • Missione;
  • Universalità;
  • Inclusione;

Lucia Catalano utilizzerebbe anche passione, la quale ha portato Padre Kolbe ad essere attratto da nuovi orizzonti facendo attenzione alla persona che gli sta di fronte o dall’altro lato dello schermo. Il nostro tempo è una sfida e Kolbe l’avrebbe affrontata così come siamo chiamati noi a farlo.

Quando parliamo di comunicazione dobbiamo essere attenti al contesto nel quale ci troviamo. Ogni sfida del tempo porta con sé una paura, noi, oggi, di cosa abbiamo paura?

La nostra è una società mediatizzata dove non c’è più solo una trasmissione di informazioni, bensì diviene strumento di relazione legata alla quotidianità dell’essere umano.

Noi dobbiamo fare attenzione a come viviamo i mezzi di comunicazione, molti di noi vengono da una comunicazione analogica, la quale aveva dei valori che siamo chiamati a mantenere e trasferire sulla comunicazione digitale. I valori analogici sono:

  • Aspettativa;
  • Attesa:
  • Desiderio;
  • Lentezza;
  • Manualità;
  • Profondità dei contenuti.

Chiediamoci come militi Che uso faccio dei Social? Ne faccio un uso consapevole? Chi sono i miei contatti?

Ora la relatrice ci consegna tre parole provocatorie, intese come mezzo per uscire dagli schemi soliti:

  1. Ascolto: ascoltare è il primo gesto di carità. Quanto ascoltiamo? Esso ci insegna a chiederci che cosa sta succedendo intorno a noi, per poi comprendere che cosa possiamo fare. L’ascolto è legato anche al silenzio, il quale ci permette di fare attenzione alla persona per comprenderne i desideri. In fondo, i mezzi di comunicazione cambiano sempre, ma i bisogni dell’uomo restano gli stessi.
  2. Messaggi: siamo chiamati a porre l’attenzione a ciò che pubblichiamo, in quanto il messaggio resta, ma non può essere spiegato. Tutto ciò può far nascere fraintendimenti, può non essere adatto alla persona e a ciò che sta vivendo. Quali parole usiamo? Come ci poniamo all’altro? Rispondiamo?
  3. Condivisione: è un dono reciproco perché la condivisione è interattiva. Quanto e cosa impariamo dall’altro? Siamo chiamati a superare la logica del pulpito, cioè io so e tu impara. Inoltre, dobbiamo essere autentici per essere credibili. La gente ha bisogno di sapere chi siamo veramente, la nostra vita deve parlare al posto nostro.

Impariamo a fare partendo dal nostro sogno e non dai problemi presenti nel contesto o nel gruppo in cui ci troviamo. SORRIDIAMO SEMPRE ANCHE SUL WEB.

Dal confronto in aula sono emerse alcune riflessioni:

  • Fare attenzione alle fonti dalle quali prendiamo le informazioni, esse devono essere diverse e affidabili. Nel web dobbiamo usare riflessione e discernimento, anche se quest’ultimo richiede tempo in un mondo dove tutto va veloce.
  • La rivista del Cavaliere a suo tempo ha dato vita a molti frutti di conversione, il contesto era adatto a questo strumento ideato da Padre Kolbe nel 1922. Lui diede testimonianza con la vita e questo per noi militi è un atto generoso e bello, il quale va trasmesso con responsabilità.
  • Nel web siamo chiamati ad accogliere anche le critiche senza rispondere ad esse utilizzando linguaggi non appropriati al nostro carisma.

 

Nella giornata di Domenica 19 Giugno, dopo la recita delle Lodi la Presidente Nazionale Margherita Perchinelli che ha trattato il tema “La responsabilità del governo nella Milizia dell’immacolata.

Prima di iniziare la sua argomentazione ha dato la parola a p. Raffaele Di Muro attualmente Preside della Facoltà del Seraphicum, il quale ha voluto farci un saluto affettuoso rivelandoci che, ha un nuovo incarico che porta avanti con impegno e responsabilità secondo lo spirito kolbiano. Egli si occupa anche della formazione di nuovi insegnanti della Facoltà, per condurre le persone a vivere la propria missione con attenzione e come servizio all’Immacolata.

Padre Raffaele Di Muro ci informa che uscirà il 3° volume degli Scritti dove troveremo le conferenze e le testimonianze che sono state utili alla canonizzazione di Padre Kolbe. Inoltre, ci verrà fatta conoscere una lettera inedita che San Massimiliano Kolbe e suo fratello scrissero alla mamma. Infine, egli sta preparando la ripresa della Cattedra Kolbiana. Ci ricorda che ci vuole bene e che è sempre in comunione con noi, i ruoli e i servizi cambiano, ma l’amore per l’Immacolata e il carisma del nostro fondatore ci permettono di essere sempre in comunione.

Prende la parola la Presidente Nazionale Margherita Perchinelli, la quale per introdurre il suo discorso fa riferimento al Vangelo, precisamente a Marco cap. 10 vers. 35-45 che lei definisce la tentazione del potere. In questo passo del Vangelo troviamo i due discepoli che chiesero a Gesù di poter avere i primi posti accanto a Lui, scatenando invidia e gelosia tra gli altri. Il Signore fa notare loro che non sanno quello che Gli stanno chiedendo. Questa loro ambizione fa sorgere rivalità tra i discepoli, ciò perché quando ci si discosta dal vero motivo per cui serviamo Cristo, ci allontaniamo dalla méta evangelica finendo per rispondere solo ad un bisogno egoistico che non porta a nulla.

Gesù fa notare che il più grande è colui che si fa servo di tutti.

La Presidente Nazionale fa osservare che questo atteggiamento non fa solo parte della comunità cristiana del passato, ma anche della nostra dove le persone che prestano dei servizi, lo fanno con una mentalità prettamente mondana, basata sul potere. Papa Francesco asserisce che questa modalità di fare fa parte di tutte le associazioni presenti nella Chiesa, dove le persone che hanno degli incarichi non svolgono il loro servizio per amore e per il bene della comunità, ma per rispondere a desideri e bisogni propri.

La ricerca del potere indebolisce il carisma, per cui ricordiamoci che l’incarico è un servizio.

Il servizio può essere ostacolato da due fattori:

  1. Il potere che induce la persona che ha un incarico ha comandare su tutto e tutti senza coinvolgere gli altri e sulla tendenza a rendere eterna la sua posizione, trovando difficoltà a lasciare l’incarico che considera suo e, se non ce l’ha più, lascia il cammino. Oppure, non condividono le informazioni e le iniziative con i militi, questo non va bene!

Per tale motivo Margherita Perchinelli e il suo Consiglio propongono in Ottobre di fare un incontro con tutti i Presidenti e loro consigli Regionali e Locali. Si è notato quanto sia necessario un confronto per comprendere come continuare il cammino secondo lo spirito del nostro fondatore.

  1. Slealtà, infatti, capita che diciamo il nostro sì per servire, ma poi facciamo le cose solo per il potere e il riconoscimento. Siamo chiamati a sviluppare uno spirito di collaborazione e condivisione.
  2. Poca trasparenza all’interno dei Consigli dove tutti hanno il diritto di sapere e chiedere con spirito di carità.

I Responsabili devono avere occhi e cuore aperto per individuare i talenti dei fratelli, per farli crescere e fruttificare mettendoli al servizio della comunità.

Interviene l’Assistente Nazionale p. Salvatore Maria Pulizzotto, il quale ci rivela che tutta la sua vita e la sua esperienza segue tre principi: osservare-sperimentare-imparare.

All’inizio di questo percorso abbiamo ascoltato il Vangelo dei discepoli di Emmaus, con i quali Gesù decide di camminare tenendo il loro passo e ascoltandoli. Poi nel Vangelo di Sabato abbiamo visto Gesù che, Figlio di Dio, si fa piccolo per amore nostro, insegnandoci il valore dell’umiltà. Noi militi dovremmo scegliere la via di Cristo che cammina al passo dell’altro, l’Eccomi di Maria vissuto nel silenzio e nell’umiltà e quella di Padre Kolbe che si fa strumento nelle mani dell’Immacolata per rispondere alla volontà di Dio.

Tutto questo è possibile solo attraverso un cammino, non si ottiene nell’immediato. Siamo chiamati a camminare alla sequela di Gesù e non del nostro IO.

Il desiderio del nostro Assistente Nazionale è quello di portare la MI al cuore della Chiesa attraverso:

  • L’Eucarestia;
  • La Parola;
  • La Carità che si fa evangelizzazione andando a sostegno dei fragili.

Noi dovremmo portare la nostra presenza umile, silenziosa, discreta e concreta nel mondo, proprio come Maria. Il mondo è ferito da una profonda solitudine e chiede vicinanza, ricordiamoci Gesù fa la strada con i discepoli camminando con loro e ascoltandoli, non facendo prediche.

Il laico è chiamato ad arrivare lì dove il sacerdote non riesce: nelle strade, nelle scuole, negli ospedali, nel mondo del lavoro, nei luoghi di ritrovo, portando la sua vicinanza con umiltà, semplicità e carità, non con arroganza.

  1. Salvatore denota l’importanza di fare una buona formazione in preparazione alla Consacrazione, con un minimo di 3 e un massimo di 6 incontri, ponendo l’attenzione sugli aspetti precedentemente sottolineati: Eucarestia, Parola e Carità che diventa apostolato nello stile di Padre Kolbe, ovvero, autentico, vero e centrato sull’amore.

In conclusione, interviene l’Assistente Internazionale p. Gilson Miguel Nunes, il quale ringrazia tutti per la presenza e l’impegno dimostrato all’interno della MI. Egli sottolinea che il cammino del milite è caratterizzato da una continua conversione e formazione, per avvicinarci sempre più a Maria. Inoltre, precisa che la figura dell’Assistente è quello di collaborare e cooperare con i Consigli per promuovere la crescita e la diffusione del nostro carisma kolbiano.

Padre Gilson mette a fuoco tre punti propri del cammino della MI:

  1. Identità: questo punto ci consente di rispondere alla Chi siamo? Il nostro è un cammino di santità, uno stile di vita che va promosso in tutti gli ambienti di vita. Stiamo perdendo la nostra identità, dobbiamo lavorarci di più!
  2. Comunione: spesso non siamo in comunione tra noi, questo accade perché se non c’è comunicazione non ci può essere neanche la comunione. Noi siamo una famiglia in missione, dovremmo sviluppare di più anche questo aspetto, condividendo e camminando uniti. Padre Kolbe non ha mai vissuto o svolto il suo apostolato in solitudine.
  3. Missionarietà: la MI non è fine a se stessa, siamo chiamati ad evangelizzare fino alle periferie del mondo. Per fare questo è necessario riscoprire la centralità dell’Eucarestia, della Parola per divenire come Maria, discepoli di Cristo.

 

Ricordiamoci sempre dove amore e passione le cose continuano a fruttificare.

 

Al termine, della mattinata abbiamo vissuto la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Assistente Internazionale p. Gilson Miguel Nunes, oggi ricorre il Corpus Domini, grande dono di Cristo.

Nell’Omelia, l’Assistente Nazionale p. Salvatore Maria Pulizzotto, ci fa presente l’umiltà di Dio, che si fa pane e vino per la salvezza di tutti. In questa festa ci viene ricordato che Cristo è realmente presente nel pane e nel vino, segno che testimonia il Suo amore per noi, così come noi con la vita testimoniamo al mondo il potere generativo di questo amore.

In questo Mistero di Dio che in umiltà si fa pane per noi, preghiamo Dio che aiuti la Milizia dell’Immacolata a camminare in comunione, umiltà e prossimità.

 

 

Il Presidente Regionale e il suo Consiglio augura a tutti voi un cammino in comunione e in umiltà, donando la nostra vicinanza discreta e silenziosa là dove c’è una fragilità sofferente.

 

Buon Cammino

Segretaria Regionale – Simona Sampaolesi

 

 

 

 

 

 

 

 

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