La seconda relazione che ci siamo prestati ad ascoltare è stata “Cosa ci insegna lo stile comunicativo di Papa Francesco? Le riflessioni di un giornalista” argomentata dal relatore Filipe Domingues.Egli ci informa che durante l’incontro della gioventù papa Francesco si rivolge ai giovani argentini asserendo “ fate confusione”. Il Pontefice invita ad uscire, prima dobbiamo conoscere Gesù per poi uscire nel mondo e testimoniarlo.
Come fare a far giungere un messaggio diverso dal nostro?
Dobbiamo cercare un linguaggio comune … per fare questo dobbiamo conoscere il codice con il quale possiamo comprendere ciò che ci viene trasmesso.
La comunicazione prevede:
– Emittente;
– Ricevente;
– Messaggio (contenuto del messaggio);
– Referente (argomento della comunicazione);
– Codice (regole per comunicare in modo efficace);
– Canale (strumento della comunicazione).
– Se qualcosa non va c’è rumore.
La comunicazione conduce sempre ad una reazione.
Il linguaggio richiede una relazione tra le persone che si trasmettono un messaggio … esso prevede un’articolazione concreta di un pensiero. Il linguaggio include espressioni verbali e non verbali che danno senso e significato a ciò che desideriamo trasmettere all’altro.
Secondo Marshall Mcluahan asseriva che il linguaggio è un’estensione del nostro corpo e tutti ha inizio dal pensiero, per tale motivo esso è il primo mezzo di comunicazione.
La comunicazione è relazione ed implica una tendenza dell’uomo ad associarsi, a creare una comunità. Gli studi dimostrano che le persone che hanno una buona rete di relazioni incide sul benessere psico-fisico del soggetto. Fondamentale è la relazione faccia-faccia, la quale non può essere sostituita dalla tecnologia.
Esistono 4 tipologie di relazione che Giorgio La Pira identifica in:
1) Con se stessi;
2) Con gli altri;
3) Con le cose;
4) Con Dio.

Il nostro linguaggio deve definire e riflettere la nostra rete di relazioni.
Cosa fa di noi una comunità?
E’ l’aspetto relazionale ci sono due aspetti che definiscono una comunità:
1) Internamente: senso di appartenenza;
2) Esternamente: un qualcosa in più che ci fa diversi dagli altri, per esempio, in una comunità religiosa è il carisma che fa la differenza. Esistono comunità online dove ci sono credenze e interessi comuni, ma non esiste il contatto fisico.
Nella comunità c’è un vero senso di relazione per cui è più facile trasmettere un messaggio. Nella nostra comunità di militi dovremmo chiederci Cosa ci mette insieme? Qual è la nostra identità? Solo così possiamo creare una vera relazione tra noi.
Ma cosa ci fa diversi dagli altri movimenti? Gli obiettivi comuni, la costruzione di fiducia reciproca , gli strumenti con i quali risolviamo i conflitti.
L’elemento più importante per noi è la fiducia reciproca, senza di essa non c’è comunità.
Papa Francesco afferma che non dobbiamo dimenticare gli Statuti che guidano le nostre attività, ma la cosa più importante è non dimenticare il carisma.
Il sociologo Robert Putnam asserisce che la fiducia è il lubrificante della cooperazione. Nella comunità è essenziale riconoscere la comune responsabilità, evitando la competizione e le logiche del libero mercato sociale.
Papa emerito Benedetto XVI asserisce che il laico è corresponsabile con il sacerdote.
Il linguaggio verbale ha una forma e un contenuto. Nella forma esso si adegua al pubblico che lo ascolta, crea una vicinanza con il ricevente, utilizza l’umorismo in modo contestualizzato, per esempio, Papa Francesco scherza molto, ma nella liturgia è molto serio e incisivo. Infine è sintetico, ovvero, il messaggio va trasmesso in modo preciso ma senza tanti giri di parole. Essere breve non significa non dire niente! Il contenuto del linguaggio verbale è rappresentato dalle 3P:
– Povertà: l’umiltà e la misericordia “i poveri sono il nostro passaporto per il Paradiso”;
– Persone: migrazioni “accogliere, proteggere, promuovere, integrare”;
– Politica: internazionale -stabilità “la politica come alta forma di carità”.

Papa Francesco è convinto che il tempo è superiore allo spazio, cioè siamo chiamati a pensare a lungo tempo per assistere ad uno sviluppo delle situazioni e non farsi prendere dall’ansia del tutto e subito.
Il linguaggio non verbale sono tutti quei gesti che agevolano la costruzione della relazione con l’altro.
La relazione con l’altro possiede diversi livelli di intimità che sono determinati dalla fattore della distanza (prossemica). Tale spazio si divide in:
– Zona intima;
– Zona personale;
– Zona sociale;
– Zona pubblica.
Questa teoria asserisce che tanto più una persona riveste un ruolo di autorità tanto più elevata è la sua distanza da noi, ma Papa Francesco rompe questo schema costruendo con i sofferenti una distanza personale se non intima.
Il linguaggio non verbale possiede un altro fattore che definiamo stile. Esso fa sì che distinguiamo tra autorità (colui che ha autorità sugli altri) e l’autorevolezza (crea un rapporto personale pur mantenendo la posizione di colui che ha autorità).
Il Papa ha parlato con autorità quando voleva trasmetterci alcune forme di malattia sociale:
– materialismo;
– cuore indurito;
– cattivo coordinamento;
– Alzheimer spirituale, cioè dimenticare Dio nel nostro servizio;
– Rivalità e vanagloria;
– Schizofrenia spirituale , cioè la doppia vita;
– Chiacchiere;
– Divinizzare i capi;
– Indifferenza verso gli altri;
– Faccia funerea, cioè persone arroganti;
– Accumulare beni materiali;
– Circoli chiusi;
– Profitto mondano, cioè il servizio diviene potere.
Mentre il papa ha espresso autorevolezza quando:
– Ha vissuto ciò che ha predicato;
– Nel suo linguaggio non verbale, nei suoi viaggi ed incontri (negli ospedali, a tavola, andare nella casa delle persone, baciare le mani delle vittime dell’olocausto, negli incontri ecumenici).

Papa Francesco introduce la pastorale dell’orecchio, intesa come ascolto della comunicazione non verbale, per ascoltare l’altro occorre:
– Umiltà;
– Trovare nell’altro le sue capacità;
– C’è posto per tutti nella Chiesa;
– L’ascolto è l’antidoto dell’indifferenza;
– Per i cristiani fondamentale è ascoltare lo Spirito, ovvero, fare discernimento.
Egli parla anche di Parresia, cioè parlare liberamente senza condizionamenti, ma è importante anche ascoltare l’altro con umiltà. Essa richiede fiducia nell’altro.
Nell’Evangelii Gaudium 81-83 Papa Francesco sottolinea spesso la nostra paura di prendersi un impegno rispondendo alla chiamata di Dio solo per non perdere del tempo personale. Spesso noi viviamo le attività pastorali senza una vera motivazione (mancanza di attesa, difficoltà di adattarsi al cambiamento, restare aggrappati a sogni irrealizzabili, ecc) e questo produce stanchezza. Egli la chiama accidia paralizzante.
Papa Francesco ci suggerisce di non lasciarci rubare la gioia dell’evangelizzazione.