Oggi la Milizia dell’Immacolata delle Marche si è riunita per vivere una giornata di formazione a Loreto c/o la struttura religiosa dei Salesiani.
Il tema dell’incontro è “Lo spirito di servizio nella Milizia dell’Immacolata”, argomentato da Monica Reale Missionaria dell’Immacolata PK della comunità di Verona.
Il Presidente Regionale Giovanni Gentilini presenta i gruppi MI partecipanti all’incontro, ringraziandoli, in tutto hanno partecipato 40 persone.
Egli ricorda l’importanza di partecipare agli incontri di formazione proprio per divenire militi preparati nel servizio che siamo chiamati a compiere.
A questo punto passa la parola a Monica Reale, la quale ci sottolinea che il servizio non è stare su di un piedi stallo, ma un modo per soccorrere l’altro nelle sue necessità, per curare le sue ferite. Ella ci fa ascoltare e meditare il testo della canzone Servire è regnare dei Genverde:
Servire è regnare
Guardiamo a te che sei
Maestro e Signore:
Chinato a terra stai,
Ci mostri che l’amore
È cingersi il grembiule,
Sapersi inginocchiare,
C’insegni che amare è servire.
Fa’ che impariamo, Signore, da Te,
Che il più grande è chi più sa servire,
Chi s’abbassa e chi si sa piegare,
Perché grande è soltanto l’amore.
E ti vediamo poi,
Maestro e Signore,
Che lavi i piedi a noi
Che siamo tue creature
E cinto del grembiule,
Che è il manto tuo regale,
C’insegni che servire è regnare.
Fa’ che impariamo, Signore, da Te,
Che il più grande è chi più sa servire,
Chi s’abbassa e chi si sa piegare,
Perché grande è soltanto l’amore.
Amare vuol dire servire il nostro prossimo … prendersi cura di lui.
Ora guardiamo un quadro sulla Lavanda dei piedi di Sieger Koder, questo perché quando si pensa e si riflette sul senso del servizio cristiano, con la mente si va su questo episodio del Ministero terreno di Gesù. Leggiamo le parole del racconto evangelico di Giovanni 13, 1-15:
“ Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.”
In questo dipinto Gesù è inginocchiato davanti a Pietro e gli lava i piedi. Questi però con la mano sinistra sembra rifiutare il gesto di Cristo, mentre con la mano destra e la testa si appoggia completamente a Lui. Qui Pietro scopre di essere bisognoso … di dover essere lavato.
A terra notiamo il blu, colore dell’acqua, ma anche colore della divinità. Il blu è mescolato con il colore della terra, questo per trasmettere il legame esistente tra l’uomo e Dio … la terra è il luogo dove attraverso Cristo si vive il mistero del donarsi all’altro. Allora di fronte a questo dipinto domandiamoci “Questo quadro cosa dice al mio cuore? In base a ciò che vedo cosa sento in me?”.
Le mani di Cristo ci parlano del suo servizio, Egli non opera un servizio bensì è servizio, lo incarna completamente. Questo ci insegna che anche noi possiamo con le parole fare grandi discorsi sull’amore, ma se il nostro corpo trasmette l’opposto, non serve a nulla. La Comunicazione Non Verbale dice tanto di noi, anche quello che non vorremmo mai venisse celato.
Gesù con il suo gesto accarezza Pietro con grande amore, ma lui sembra resistergli. Le carezze sono legate ai nostri sentimenti che non sempre siamo in grado di gestirli. A volte vi resistiamo perché non conosciamo o non abbiamo mai ricevuto carezze, per questo è importante mettersi in ascolto dell’altro, per trovare la modalità idonea per avvicinarci e dare amore.
Pietro si scontra con il suo limite umano di fronte al gesto di Gesù, il quale però supera tutto … ogni resitenza … ogni limite umano.
Lo Spirito ci chiede costantemente se vogliamo farci lavare i piedi da Gesù … se vogliamo aprirci al suo amore. Anche Maria di fronte la richiesta di Dio attraverso l’Angelo si turba e commuove, ma sceglie di rispondere con “Eccomi sono la serva del Signore”.
Il servizio cristiano è una forma di amore che risponde ad un amore più grande.
Padre Kolbe si è donato nel campo di concentramento per rispondere ad un amore più grande che lo aveva toccato nel cuore.
In fondo, non siamo noi ad aver amato Dio, ma è lui che ci ha amato per primi. Per nessuno di noi è mai troppo tardi per incontrare Dio in modo più profondo.
Lo stesso Papa francesco in Evangeli Gaudium ci ricorda che la motivazione alla base del nostro servizio è l’amore, perché per primi abbiamo sperimentato l’essere amati da Cristo.
Spesso l’uomo si preoccupa di fronte a momenti di ambivalenza spirituale … di fronte all’aridità del cuore, ma se viviamo nella grazia possiamo chiedere al Signore di venire e riscaldare il nostro cuore. Il cristiano deve dare un’attenzione costante al proprio cuore, chiedendo in preghiere a Dio di poterlo vedere … incontrare, se così non fosse sarebbe un problema, perché starebbe ad indicare che iniziamo a bastare a noi stessi con il rischio di non vedere nell’altro il volto di Cristo.
Le mani di Pietro ci indicano che prova stupore, un’emozione mista di paura e gioia, perché sta vivendo qualcosa di nuovo. La sua mano sulla spalla di Gesù indica la gioia di sentire la Sua presenza, mentre la mano alzata parla di paura di ciò che non si conosce, a volte le ferite del cuore ci inducono ad assumere un atteggiamento difensivo. Pietro dal punto di vista spirituale vive un movimento interiore fatto di paura e fiducia.
Questo movimento interiore, anche se ambivalente, denota la nostra dignità di uomini liberi. Tutti noi possiamo vivere l’ambivalenza spirituale, fa parte della nostra fragilità umana, l’importante è affidarla a Dio con fiducia.
Monica Reale ci presente un’iconografia della Vergine Orante del ‘300 avente le mani alzate e aperte. Ella è la donna che si è arresa all’amore del Padre. Maria è una donna presente a sé stessa, sa riconoscere il bene dal male, per cui la relazione con Lei e con il Figlio suo è affidabile. Maria è la roccia sulla quale possiamo costruire la nostra sicurezza nel cammino di fede.
Il servizio cristiano è una risposta all’amore che riceviamo da Dio … da Maria … ma questo amore come alberga nel nostro cuore? Come possiamo rispondere ad esso nel rispetto della volontà di Dio su di noi?
Il servizio entra a far parte della nostra vita quotidiana, nella sua semplicità ed abitudinarietà … lo svolgiamo lì dove siamo … dove Dio ci ha posti, con la nostra unicità e con i nostri talenti.
Ora analizziamo le nostre mani, leggiamo Genesi 2, 8 “Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato”. Dio chiederà all’uomo di prendersi cura del giardino, di coltivarlo.
Il termine coltivare deriva dall’ebraico Abbad che significa servire … lavorare. Ogni persona è chiamata a lavorare nel giardino del Signore. Servire significa vivere, lavorare con amore in ogni cosa in cui Dio ci chiama ad operare. Siamo chiamati a valorizzare il modo unico con il quale siamo stati salvati … con il quale abbiamo avuto il nostro primo incontro con Lui, questo perché esso rende unico il nostro modo di servire l’altro all’interno della quotidianità in cui siamo stati collocati.
Pensiamo a Padre Kolbe costretto per causa della sua precaria salute di lasciare tutto per andare nell’ospedale di Zacopane. Egli qui chiese a Maria di non risparmiare le croci alla Milizia per purificare le intenzioni dei suoi componenti. Tutto ciò per non cadere in un servizio fatto di compiacenza, abitudini “si è fatto sempre così!”, interessi personali che non hanno a che vedere con la causa dell’Immacolata.
Perché S. Massimiliano Kolbe chiese questo nelle sue preghiere?
Kolbe si trovava in una situazione in cui desiderava fare tanto per l’Immacolata, ma la malattia e la volontà del suo superiore glielo impedirono. Lui non si ribella, vive tutto questo con obbedienza ed umiltà, cercando un’altra via per poter evangelizzare anche all’interno di un ospedale. Il suo servizio si trasformò in un incontro autentico con l’altro … con il malato, semplicemente condividendo dei vissuti simili.
Lo stesso Papa Francesco ci ricorda che la Chiesa ha necessità di curare le ferite presenti nell’uomo, poi potrà evangelizzare altro.
Oggi nella Chiesa e nei movimenti si parla di una figura, il facilitatore, egli è un servitore che ha il compito di fare da collante tra le persone … le comunità … per agevolare l’incontro con Dio.
La sinodalità del nostro tempo ci chiama a costruire una rete tra noi fedeli, in cui tutti siamo corresponsabili della fede. Inoltre, essa fa presente che il servizio cristiano consiste nell’operare per il bene dell’altro nel qui ed ora … nel contesto nel quale Dio ci ha posto, non attorno ad un tavolino.
Nel servire è necessario avere discernimento, per dare una risposta appropriata all’amore di Dio, secondo i nostri doni e le nostre possibilità, non siamo angeli, ma persone inserite in contesti familiari, lavorativi e con limiti propri della nostra fragile umanità.
Non dobbiamo avere paura dei cambiamenti, la nostra realtà e la nostra vita è in continua trasformazione, ma se c’è Dio, se ci apriamo al Suo amore e se il nostro servizio è una risposta a questo amore ricevuto, non farà altro che bene a noi e al prossimo che incontreremo sul nostro cammino.
Dopo la Santa Messa e il pranzo conviviale, ci siamo riuniti per procedere con i lavori dei gruppi, all’interno dei quali le persone sono chiamate ad esprimere ciò che hanno sentito nel proprio cuore durante il lavoro della mattina.
In base alle cartelline consegnate a ciascun iscritto, si sono formati tre gruppi, i quali hanno esposto le seguenti riflessioni:
- Gruppo Azzurro: le persone hanno riflettuto molto sul quadro della Lavanda dei piedi, in particolare sulle mani di Pietro, le quali esprimevano una certa ambivalenza, da un lato il desiderio di aprirsi all’amore di Cristo dall’altro una certa chiusura. Gesù Cristo però vincerà questa paura e noi ci apriremo al Suo amore come fece Pietro.
- Gruppo Verde: anche questo gruppo è stato colpito dalle mani di Pietro nel dipinto di Koder. Mani che esprimevano paura e gioia, ma nello stesso tempo ricercavano il contatto con Cristo. Le persone hanno espresso la bellezza del servizio, il quale si impara a donare con il tempo. Inoltre, il nostro servire l’altro ci dà la responsabilità di essere di esempio al prossimo, il quale vede in noi e nella semplicità dei nostri gesti il volto di Cristo.
- Gruppo Giallo: le persone di questo gruppo hanno evidenziato come nel servizio cristiano diveniamo il riflesso di Gesù nel mondo, in quanto l’altro vede in noi Cristo così come noi nelle sue ferite vediamo il volto di Gesù. Il servizio inteso come risposta all’amore di Cristo che per primi abbiamo sperimentato, si vive nel quotidiano all’interno della nostra famiglia, del contesto lavorativo, a volte dalle mani delle persone possiamo risalire al servizio che nella vita ha donato al prossimo. L’amore di Dio è così forte che ci induce a dare una risposta mettendo tutto noi stessi in ciò che facciamo, partendo dalle persone che abbiamo accanto a noi, questo ci fa sentire bene … nella pienezza dell’anima, ma fa bene anche a chi lo riceve … a chi si sente preso in cura nelle sue ferite. Il servizio è un amore che contagia, portando con sé altri gesti d’amore!
La giornata si è così conclusa in serenità e con la gioia di rivederci ancora, pronti nel dare una risposta all’amore di Gesù e di Maria che un giorno ha toccato la nostra vita trasformandola completamente.
Buon cammino a tutti sotto la materna guida di Maria.
Segretaria Regionale
Simona Sampaolesi