Parrocchia "San Pietro in San Francesco" (San Francesco alle Scale) Scalone San Francesco, 8 - 60121 ANCONA - Tel e fax: 071-205769 Aperture pomeridiane : martedì e giovedì dalle 17.00 alle 19.00
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San Benedetto 29 marzo 2009 Convegno Regionale MI Marche Abruzzo Molise Relatore P. Egidio Monzani
MARIA MADRE DEL VERBO INCARNATOAnnunciazione: “si compia in me secondo la tua Parola”. La Parola “fondamento della nostra fede”. Paradosso: “molta fede, poca parola”. Perché la Parola? La MI riscopre la sua dimensione “ecclesiale”. Da “non si può essere cristiani se non si è mariani” (Paolo VI) a “se vogliamo essere ecclesiali dobbiamo essere mariani” (Benedetto XVI). Progetto MI: essere Chiesa con Maria. La Chiesa si fonda sulla Parola (Kerigma). Dalla PAROLA alla CELEBRAZIONE (non viceversa) in spirito di COMUNIONE E SERVIZIO. Parola come risposta al non senso. Nichilismo. Secondo il nichilismo “il tempo delle certezze sarebbe irrimediabilmente passato”, condannando di conseguenza l’uomo “a vivere un orizzonte di totale assenza di senso” (Fides et Ratio). Nesso tra la dimensione teorica (assenza di certezze) e la sua dimensione pratica o sociale (disperazione diffusa). Nichilismo filosofia del nulla che riesce ad esercitare un suo fascino sui nostri contemporanei. Dalla Parola la CREAZIONE (dabar, Dio disse). La lunga COMUNICAZIONE con l’uomo. La STORIA DELLA SALVEZZA: il Verbo si è fatto carne. Il modo in cui Dio comunica conferma anche il modo di comunicare umano. Creati a sua immagine, il processo di comunicazione umano è parte integrante della creazione di Dio. Il Dio della Bibbia che si inchina verso di noi, affinché noi possiamo sentire e capire. Questo inchinarsi significa che tutta la comunicazione di Dio viene fatta in modo rispettoso: cioè Dio si rivela nelle situazioni quotidiane della vita e non altrove. Essere creati a immagine di Dio vuol dire essere capaci di percepire la parola; un rapporto comunicativo con Dio è quello nel quale posso ascoltare la sua Parola e nel quale si aspetta una risposta. Sono in grado di ascoltare e comprendere la sua parola, non come qualcosa di astratto, ma come una chiamata diretta a me. Questa chiamata aspetta una risposta, una parola di risonanza. Ciò significa che sono stato creato per il dialogo: la comunicazione di Dio prende la forma di una conversazione. Questo è il tema base di tutte le Scritture: Dio è continuamente alla ricerca dell’uomo con il quale parlare, dalla storia dell’Eden fino alla proclamazione di nuovi cieli e di una nuova terra. Ma il dialogo si è interrotto e si interrompe continuamente quando l’uomo evade la chiamata di Dio (“Dove sei?”): Adamo fugge dalla chiamata di Dio e allo stesso tempo si allontana dalla comunione con Dio stesso. Quando il dialogo con Dio si interrompe, il linguaggio dell’uomo diventa ambiguo. Avviene una confusione di lingue (Babele). L'incarnazione è l’apice della comunicazione di Dio con l’uomo: “E la Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Perché l’incarnazione? Dio brama essere conosciuto dall’uomo. Nella pienezza del tempo Dio comunica se stesso, attraverso suo Figlio. In esso Dio rivela sua divinità nella completa umanità. Nel prologo di Gv la Parola che diventa essere umano, è la potente parola della creazione. Essere creati a immagine di Dio significa essere creati per il dialogo. Con la caduta facciamo esperienza della rottura della comunicazione, ed il dialogo creato da Dio viene sostituito dal monologo creato dall’uomo. Sotto questa luce l’AT diventa la storia della richiesta di Dio di ristabilire la conversazione, di riattivare la comunione interrotta. In Cristo, la Parola, si ricostruisce la connessione spezzata.
MARIA E LA PAROLAIcona pura dell’ascolto fecondo, dell’incontro accogliente, è la Vergine Maria, la Madre del Verbo. Il tratto di Maria che emerge dal racconto evangelico è la sua fede, il suo docile e fecondo acconsentire alla Grazia. L’esistenza di Maria è tutta un itinerario di fede, un perseverare nella radicalità dell’abbandono al Dio vivente, lasciandosi docilmente condurre da lui nell’obbedienza alla sua Parola. Maria testimonia che la fede è fare spazio all’amore di Dio, è lasciarsi agire, plasmare da Lui, come rivela sua risposta all’angelo: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga in me quello che hai detto”. La fede è il contrario del gestirsi in proprio, del fare progetti e del volerli realizzare (come se Dio non esistesse). Maria, dice s. Agostino, prima di concepire nel suo grembo, concepisce nel suo cuore: la sua grandezza sta nella fede con la quale ha accettato di fidarsi di Dio misterioso, imprevedibile. Maria è la vergine “fidelis”, della fede, la Vergine dell’ascolto, il terreno puro d’avvento della parola di Dio, il silenzio in cui la Parola risuona. Nell’”eccomi” della fede di Maria si possono riconoscere in maniera singolare ed eminente gli atteggiamenti fondamentali richiesti ai credenti chiamati a fare dell’incontro con Dio che parla il tutto del loro cuore e della loro vita. Il profeta Isaia sottolinea l’esigenza di prestare attenzione alla Parola del Signore, la cui efficacia è paragonata alla pioggia e alla neve: “Non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 11). La necessità di mettersi in ascolto della parola viene motivata dal profeta osservando che le vie ed i pensieri del Signore sovrastano i nostri pensieri “quanto il cielo sovrasta la terra”. Mettersi alla scuola dello Spirito guidati dalle Scritture: questa è la disponibilità richiesta a noi. Questa disponibilità la Vergine l’ha tradotta in docilità, l’ha convertita in abbandono alla fedeltà a Dio. La Madre di Dio si configura infatti come “discepola fedele della parola”, che serba nel suo cuore di Madre le parole che vengono da Dio. Paolo VI nell’esortazione apostolica Marialis cultus ha fissato un’espressione “La Vergine in ascolto” un’immagine caratteristica di uno degli aspetti delle verità di Maria. Scrive l’evangelista Luca: “Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: ‘Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte’. Ma le disse: ‘Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano” (Lc 11, 27-28). Gesù tesse l’elogio più alto di sua madre e, come maestro insuperabile, ci fa cogliere la ragione suprema della bellezza non solo fisica ma spirituale; è la bellezza della sua fede. Maria è la prima e la più grande beata, perché nessun altra creatura come lei ha ascoltato e messo in pratica la parola di Dio, come ha proclamato la cugina Elisabetta: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Nello stesso tempo Gesù rivela con forza la singolare grandezza del discepolo, di colui che ascolta e vive la Parola, una dignità inimmaginabile, perché crea un vincolo straordinario di comunione, una vera parentela con Gesù, la Parola vivente di Dio. Lui stesso ce lo rivela in un passo del Vangelo: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc8 20) Maria tutto conserva nel suo cuore, tutto medita. Conservare e meditare nel cuore biblicamente descrive il centro dell’interiorità e della conoscenza della persona. Maria ricorda, riesamina, ritorna sugli eventi della vita del Figlio, li custodisce nello scrigno del cuore (anche le parole della risurrezione), li confronta l’uno con l’altro, e così ne raggiunge l’intelligenza profonda. C’è una bella preghiera del Messale romano che possiamo fare nostra: “Signore Dio nostro, che hai fatto della Vergine Maria il modello di chi accoglie la tua Parola e la mette in pratica, apri il nostro cuore alla beatitudine dell’ascolto, e con la forza del tuo Spirito fa’ che diveniamo luogo santo in cui la tua parola di salvezza oggi si compie” La nostra vocazione di Militi dell’Immacolata ci porta a riscoprire e vivere il nostro specifico, che il rapporto particolare da vivere con l’Immacolata, come ci insegna san Massimiliano Kolbe. Anzi essere Lei, secondo l’ideale della MI. Ricordate? “Essere Lei, essere simili a Lei”. Essere dunque in ascolto, essere uomini e donne della Parola incarnata. Solo questa Parola incarnata in noi ci renderà Lei Se la nostra missione, come associazione, è quella di rendere anche pastoralmente viva la presenza di Maria, donna nata dalla Parola, vissuta di parola, che l’ha accolta al punto da diventare carne in Lei, la conoscenza, la familiarità, l’approfondimento e il nutrimento della Parola diventa un impegno prioritario e fondamentale, un di “più” e un “diverso” della comune devozione mariana.
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